lunedì 12 agosto 2013

XI-XVIII SEC. L'ASSISTENZA DEI SARDI A ROMA

Filippo V di BorboneTalvolta, mentre si compie un’amena promenade storica tra i prodigiosi granai storici degli Archivi Diocesani, ci si trova dinanzi a gustose scoperte che fanno gioire come di fronte a vere e proprie “news dal passato”. Non sia intesa come espressione ossimorica dal momento che in certi casi si tratta di vere e proprie notizie obliate dal tempo. Si pensi all’antico servizio di assistenza agli ammalati Sardi a Roma durante l’XI secolo. Il Cardinale Costantino Cao, cagliaritano, fondò a Roma, nei pressi della Porta Settignana, un ospedale destinato ai suoi connazionali Sardi. L’istituzione venne aggregata nel 1528 alla chiesa della Madonna del Monserrato, che i Catalano-Aragonesi avevano appena costruito proprio a Roma, centro della cristianità.
Le cose filarono lisce fino a quando nel 1733 Filippo V dispose che i Sardi, nel frattempo divenuti sudditi dei Savoia, non potessero più godere del privilegio.
Nel 1528 la nuova chiesa, intitolata alla Madonna di Monserrato, assai venerata nei paesi catalani, era ormai terminata. I Sardi, in forza della condizione giuridica di sudditi della Corona d’Aragona, furono chiamati a ricoprire le cariche di consiglieri e amministratori delle rendite dell’ospedale, ed assistere, come cappellani, ammalati e pellegrini.
Ai pellegrini vecchi e stanchi, come ai sacerdoti molto poveri era concesso di soggiornare anche per lunghi periodi.
Nel 1711, dopo che la Corona perse i regni di Sicilia, di Napoli e di Sardegna, tutti gli Spagnoli dovettero abbandonare temporaneamente Roma. In questo periodo l’amministrazione dell’ospedale restò per qualche anno in mano al sardo Antonio Nin, futuro vescovo di Oristano.
Il governo Austriaco, espone sul territorio, avanzò la pretesa di sovrintendenza sulla chiesa, ma gli Spagnoli si opposero tenacemente. Nel 1720, dopo il passaggio del Regno di Sardegna alla Monarchia sabauda, i cappellani Sardi, nonostante la diversa nazionalità politica, continuarono a vivere in perfetta armonia con gli Spagnoli. Dal 1727 il re di Spagna dispose, però, di non ammettere per il futuro i congragantes sardos.à e pietà religiosa, comuni a Sardi e

Ed è così che le secolari pratiche di carità e pietà religiosa, comuni a Sardi e Spagnoli, venivano cancellate dalla ragion di Stato, dettata dalla difficoltà dei rapporti tra Torino e Madrid, dopo l’avvenuto distacco dell’Isola dalla Corona Spagnola. I documenti tacciono sull’esito dell’intenzione sarda della fondazione di un nuovo ospedale per i pellegrini conterranei. Vero è che, col tempo, la tradizione medievale degli ospedali per pellegrini ed infermi lascerà il passo a nuove forme di assistenza sanitaria e religiosa, anche nella capitale della cristianità.X 

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