mercoledì 31 luglio 2013

Recensioni Cosmetiche: TRY BEFORE TO BUY: sempre. Un po' d'attenzione prima di impiegare tanto denaro. Il parere dell'esperta Alessandra Botta

Spazzolino tradizionale che richiama il design dello spazzolino americano di  nuova concezione
Hanno inventato lo spazzolino da denti… per il viso???
Fino a qualche tempo fa bramavamo di poter ripetere il sapiente lavoro della nostra parrucchiera comodamente a casa nostra; era l'epoca dell'imperversare delle piastre per capelli di ogni genere e sorta. Costose, costosissime, la mia prima piastra aveva un prezzo esorbitante, qualcosa come 200 mila lire per un aggeggio da super mercato che non manteneva la metà dei prodigi millantati. Oggi, con l'ampia diffusione le regalano quasi in omaggio (non certo quelle per un uso professionale come le Ghd, Gama e consimili). Questo fa riflettere sulla parabola discendente cui sono inevitabilmente destinate primizie e novità di carattere "beauty". Il nuovo arrivato è un costosissimo apparecchietto per la pulizia del viso. Noi non siamo tanto misoneiste da rifiutarne a priori acquisto e utilizzo ma ci piace informarci da documentati e aggiornatissimi esperti in materia. Io come MiglioraMenti ho la fortuna di consultare l'esperta Alessandra Botta. Scopriamo assieme a lei ombre e luci del nuovo prodotto sul mercato.
In un mondo in cui ormai vige la legge del “se non fa male a me, non fa male a te” e della generalizzazione di tipo di pelle e inestetismi, dove si preferisce quello che è più veloce, a quello che richiede tempo e costanza, arriva una novità!!! Si propone come “SPAZZOLA DI PULIZIA PER IL VISO “. VEDIAMO COME SI PRESENTA: “Con le sue 300 micro-oscillazioni al secondo, questa spazzola esercita un’azione delicata nel rispetto della naturale elasticità della pelle e quindi non ha un effetto esfoliante, ma permette la rimozione in profondità di tutte le impurità, le cellule morte, il sebo e il make up. Per questa ragione può essere utilizzato ogni giorno, anche due volte al giorno.” SBAGLIATO!!! Premetto che da professionista del settore, devo ammettere che in estetica viene utilizzato nell’ambito degli ultrasuoni un apparecchio simile ( e sottolineo simile), unicamente in casi in cui la pelle sia ispessita, o in particolari trattamenti di pulizia profonda: in parole povere, la versione professionale di questo apparecchio viene utilizzato unicamente dopo un accurato studio del tipo di pelle, delle sue esigenze e degli inestetismi correlati. Inutile sottolinare che il trattamento con questo apparecchio in istituto non viene effettuato ogni giorno, né due volte al giorno, condizione rischio per la pelle in quanto determina uno stress da sollecitazione, che può diminuire le difese naturali della pelle e in alcuni casi determinare la comparsa di inestetismi come arrossamenti, couperose. Ma il risultato è quello che conta, giusto??? Quindi è piacevole sentire la pelle che fa ”sgnieck!”, a prova di confronto con i più famosi sgrassatori e brillantanti per stoviglie!!! Peccato che tra la porcellana, l’acciaio inox e la nostra pelle ci sia giusto qualche differenza…! Tecnicamente parliamo del N.M.F. cioè il fattore di idratazione naturalmente presente nella pelle, costituito da un complesso di sostanze igroscopiche e idrosolubili contenute nell’interstizio intercorneocitario, ossia tra le cellule cornee della nostra pelle, le più esterne. Queste cellule hanno un turnover (ossia un tempo di “ricambio”) di 28 giorni, ciò significa che ogni 28 giorni, fisiologicamente la parte più “ruvida” e “vecchia” della nostra pelle automaticamente viene sostituita da una parte di cellule nuove pronte a proteggere la nostra pelle da aggressioni esterne meccaniche e chimico-fisiche. Ora immaginiamo di utilizzare questo apparecchio anche solo una volta al giorno: per quanto le setole della spazzola possano essere morbide e “peluchose”, inevitabilmente andremo a interferire quotidianamente sul turnover di cui abbiamo parlato prima: il risultato che ne verrà sarà una pelle ipersensibilizzata e indebolita dalle sollecitazioni meccaniche. In tutta risposta, la pelle, che ricordiamo è un organo come gli altri, reagirà cercando di difendersi e quindi producendo in eccesso quelle sostanze funzionali che la proteggono naturalmente (sebo, perdita di liquidi…). Cosa abbiamo ottenuto??? Si magari una pelle liscia e vellutata, però alterata. Quindi ben venga uno scrub o un pelling una volta ogni 14 giorni, magari anche con questo macchinario, ma evitiamo di stressare la pelle con trattamenti invadenti, e che promettono miracoli… I risultati si ottengono con la costanza, con l’uso quotidiano di prodotti specifici per il proprio tipo di pelle. Consiglio finale: lasciamo le spazzole ai capelli e gli spazzolini per l’igiene dentaria, e se vogliamo veramente prenderci cura della nostra pelle, miriamo all’idratazione, in questo periodo dell’anno ancor di più.






martedì 30 luglio 2013

DA ZIGMUNT BAUMANN A VALENTINA MURA. NOI AI TEMPI DELLA POP ECONOMY

Allacciatevi le cinture di sicurezza stiamo per intervistare Valentina Mura, il cui imperativo categorico è evitare le audaci traiettorie del buonismo politically correct..e siccome di affettazione vacua ce n’è assai – ma se da quella intellettuale cari lettori sappiamo ben difenderci e da quella in ambito lavorativo abbiamo aguzzato le nostre sapienti vibrisse – ma se a farne le spese rischia di essere il nostro affaticato bilancio di fine mese beh urge la consulenza sincera di Valentina, profonda conoscitrice dell’arte del ben vivere e incubo di ogni amatoriale shopping assistant estemporanea. Avete presente quando entrate in quei fantastici empori farmaceutici in cui sembra ci sia selezione all’ ingresso e dopo esservi fatte ubriacare dalla panterona onnisciente con tacco 12 e unghie a stiletto a cui confidate fiduciose la piaga della vostra allergia al nichel e lei guardandovi da mezzo metro di distanza (e già questo dovrebbe insospettirvi) vi dice che “no, occhio e croce quelle piaghette sono indubbiamente allergia al gatto” (che non possedete).. Dopo avervi rifilato l’impossibile, allo scoccare dello scontrino cinguettante dalla cassa, allora e solo allora, scoprite che l’ unico titolo faticosamente sudato dalla signora (e qui ci crediamo!) è quello di essere la moglie del titolare…farmacista di riflesso insomma…Bene, credo che la genesi de L’Urlo di Munch sia più o meno questa. Siamo gente elegante perché altrimenti il desiderio di scuotere la polvere da quelle eleganti terga a suon di pedate sarebbe parecchia. Tendenza dell’estate 2013, assieme agli orecchini a pastiglia e agli anelli a meza falange, è , infatti, improvvisarsi make up artist e shopping assistant.  Davanti a tali piaghe di quotidiana routine ci viene in soccorso Valentina Mura, cosmopolita e sofisticata docente di Lingue e Letterature Moderne Euroamericane,  co-padrona di Micia, adorabile gattina mielata, distinta pure lei. Vivere con classe pervade lo spirito della verace intellettuale barbaricina dallo charme indiscutibile che, notoriamente, non le manda a dire, senza manierismi ma con quella grazia strutturata dal sereno modus vivendi di chi non deve dimostrare alcunché con lo shopping compulsivo  e che al contempo non intende farsi prendere per il naso, fosse pure dall’innocua ma agguerrita dimostratrice del supermercato che certo non ha la nostra epidermide come prima preoccupazione col caffè mattutino, ma neanche la seconda, e neanche la terza. Perché ricordiamoci, qualora la crisi non lo faccia abbastanza, che l’etica del consumo è affar serio e Valentina, anche in questo, è ottima dispensatrice di saperi, un po’ per via del suo cosmopolitismo, un po’ per via del suo spirito critico e molto per via della sua solida struttura culturale.  Per questo ci piace. Valentina, fin da tempi non sospetti, ha denunciato a mezzo social network, le coordinate rivelatrici di un tratto distintivo della cultura contemporanea: la realtà dell’acquisto compulsivo di prodotti perfettamente inutili. L’obiettivo della nostra intervista è delineare un quadro entomologico senza elaborare una morale, e ci mancherebbe, ma dispensare tanti rapidi consigli per appannare gli specchietti per le allodole di chi ce sta a prova’ con i nostri risparmi.
D: Bene Valentina, coi tempi che corrono non mi stupirei se anche l’Appannatore di specchietti per le Allodole divenisse una professione con tanto di albo. Tu lo fai egregiamente e gratis da che ho memoria. Sembri atterrita dalla logica imperante del “voglio quelle scarpe, le voglio tutte, le voglio adesso, altrimenti la mia vita non ha più senso”. Naturalmente l’articolo può essere sostituito con ogni bene acquistabile. Come ti spieghi questo bisogno di superfluo proprio ora che la crisi economica è un capestro sempre più stretto?
V: Il problema del concetto di "superfluo" è che è relativo, e quindi lo si può rendere inoffensivo se ci si dota (spesso inconsciamente) di un armamentario di scusanti tipiche, che non sto qui a elencare; ciò che mi lascia maggiormente perplessa è l'uso del termine "bisogno", quasi fosse impossibile ammettere che il bene acquistabile sia in realtà un puro sfizio, un capriccio. Chiunque, ogni tanto, si dota di una qualunque "scemenza" a basso costo (sì insomma, quelle cose che cominciano per "c", finiscono in "e" e in mezzo hanno una "g" e una "t") per premiarsi dopo aver superato un esame, consolarsi o tirarsi su di morale. In generale non c'è niente di drammatico nel bisogno di superfluo, quando è sintomo di una voglia di leggerezza, o di evasione, specie in un periodo economicamente difficile. Il "lipstick effect"esiste da decenni ed è umanamente comprensibile, ma chiamiamo le cose col loro nome: ciò che critico io è la normalizzazione dell'acquisto idiota, la sua ripetizione compulsiva anche qualora il portafoglio non lo permetta, il consumo come unica reazione al bisogno di cui parlavamo. Per esempio, ritengo estremamente stupido fare economie sul cibo per potersi permettere l'acquisto di un capo firmato. Penso non ci sia bisogno di ribadire quanta influenza, all'interno della società dei consumi, i tagli all'istruzione e l'onnipresente pubblicità abbiano esercitato sulla ripartizione dei bisogni in primari e secondari (sino ad arrivare ai non-bisogni).
D: Tu sei sostenitrice convinta di una pratica non troppo diffusa: l’acquisto con criterio. Cosa pensi dei video review che affollano YT realizzate da ragazze che danno consigli per gli acquisti?
V: Ne ho guardati diversi giusto per curiosità, ma francamente dopo un minuto mi avevano già annoiato, nel migliore dei casi, o infastidito per l'inutilità dei discorsi, la poca dimestichezza con la grammatica italiana o con l'INCI o perché in contrasto coi miei criteri di giudizio sui cosmetici. Per quanto efficace sia un prodotto, la resa è differente da persona a persona, e per quanto mi riguarda preferisco informarmi sui forum, dove vengono riportati numerosi commenti e in genere non si ha nessun interesse a pubblicizzare una marca. Mi domando quanto sia sottile il confine tra recensione e pubblicità nella testa di queste ragazze, e di chi le segue.
D: Prodotti Bio? Una moda o risultati efficaci?
V: Per quanto mi riguarda i risultati sono assolutamente efficaci: soffrivo di continui e fastidiosi problemi di pelle che mi rendevano la vita difficile, ma li ho risolti, nel corso degli anni, studiando le composizioni dei prodotti cosmetici e di igiene e optando per quelli dall'INCI ecologico e, se possibile, anche biologico.
Da questo interesse è poi nata la passione per l'auto-produzione (che in gergo chiamiamo “spignatto”): non c'è niente di più soddisfacente dell'ideare una crema e riuscire a realizzare un prodotto gradevole e funzionale!  I vantaggi del bio sono molteplici, sia per il nostro corpo che per l'ambiente, dove va a finire tutto ciò che scende giù per le tubature di casa nostra, non dimentichiamolo. Non tornerei mai più indietro!
Come tutte le tendenze di consumo, anche il bio è vittima della moda: in attesa di una seria regolamentazione delle diciture, possiamo cascare nell'inganno dei prodotti pubblicizzati come “naturali” ma formulati con ingredienti aggressivi e inquinanti. Il consumatore attento può difendersi solamente imparando a leggere le etichette e studiando gli ingredienti in essa riportati.
D:  Celiachia e allergia al nichel oggi diffusissime: quali prodotti consigli per non rinunciare ad un’alimentazione sana e ricca di gusto e alla propria bellezza?

V: Celiaci o no è bene limitare l'acquisto di prodotti già pronti, e tentare di farseli da sé: su internet non mancano i blog e i forum di ricette, dove ci si scambiano numerosi consigli e astuzie per riuscire a combinare qualcosa di buono persino con le infide farine senza glutine! Consumo regolarmente cereali integrali in chicco (quinoa, grano saraceno, amaranto, diversi tipi di riso, miglio) ma mi rendo conto che spesso l'abitudine vince sulla curiosità di provare nuovi gusti. Non riuscirei a mangiare ogni giorno le stesse cose, non è salutare e per giunta è noioso. Più complicata è la gestione di una dieta senza nichel, ci sono passata ed è più frustrante di quella senza glutine ma, almeno, nei casi più leggeri come il mio, regredisce sino a quasi scomparire. Dopo aver vissuto il dramma dei costosi e sintetici cosmetici venduti in farmacia, son passata gradualmente all'eco-bio, prima usando prodotti semplici come le saponette neutre, il burro di karitè e il gel d'aloe, poi allargando la ricerca a prodotti che, pur non essendo testati, non procuravano reazioni allergiche per via della loro formulazione delicata. Per una lista di marche eco-bio adatte ai soggetti allergici, consiglio la lettura approfondita del forum http://forum.saicosatispalmi.org/ che mi ha aiutata nella difficile transizione verso una pelle più sana, nel rispetto dell'ambiente  e degli animali.


IL MIO REGNO PER UN TASCAPANE. LA BIRKIN SCHIZZA A 106MILA EUROS

Non ho mai creduto di essere una moralista di fatto  se non per titolo di studio, non è nella mia testa ma c’è il grosso ma dell’intolleranza grave ai parvenue ostentatori, una razza in esponenziale proliferazione - anello di congiunzione tra il coniglio e l’olgettina -la mia criptonite neutralizzatrice. È allarmante sintomo di moralismo acuto se in tempo di suicidi giornalieri di padri di famiglia sento salire prepotente e inarrestabile un conato di vomito alla notizia che la Birkin di coccodrillo poroso, color ciliegia, è arrivata a 106 mila euro. 106 MILA EURO, una quantità di denaro superiore al Prodotto Interno Lordo di alcuni Paesi dell’Africa. Prezzo cafone come le cafone signore che la acquistano. Moralista? Boh può darsi. Ma dove c’è fumo c’è fuoco e di amorale qui c’è non solo un prezzo fuori da ogni logica umana ma anche la buona compagnia di tutta l’aneddotica da diporto costruita attorno ad un oggetto rinunciabile per l’acquisto del quale esistono liste d’attesa lunghe cinque anni. Cosa significa questo dato se non che c’è un’effettiva grande domanda dell’articolo? Esistono interi portali che ti spiegano, con un uso naif delle buone regole della grammatica italiana – del resto anche le acquirenti non è che siano esattamente delle fruitrici del lessico petrarchesco o proverbialmente dotate di grande estro verbale– come assicurarti l’acquisto del tascapane coatto. Il rituale prevede che tu entri in un punto vendita Hermès e, solo dopo aver acquistato una quantità considerevole di articoli, che da parte loro hanno anch’essi il loro ragguardevole prezzo, inizi a corteggiare squallidamente la commessa/o (che mi si dica ciò che si vuole ma è una commessa tanto quanto la lodevole e sacrificata commessa della bottega di caccio cavallo a conduzione familiare) che se hai acquistato abbastanza e prometti fedeltà e un pezzetto di rene ti fa scavalcare, di poco, of course sia mai, la lista lunga quanto il rotolo della carta igienica Regina. Da fashion victim sono felice di constatare che so fermarmi sull'orlo del baratro, e si sa la moda sa essere seducente come il peccato, però vale la pena ricordare che è difficile che un dittatore si accontenti di dominare su una sola categoria di sudditi alla volta.

Chiusura moralista di un articolo moralista. Embe’?!


La Birkin Hermes in fiamme per arte

domenica 28 luglio 2013

iMiglioraMenti: VISITA GUIDATA NELL'OLIMPO DELLA BELLEZZA DI Migli...

iMiglioraMenti: VISITA GUIDATA NELL'OLIMPO DELLA BELLEZZA DI Migli...: Caro Caronte, tu sei volpe ma io son tasso, tu sei furbo ma io ti passo...e mi faccio un giro in ALI DI BELLEZZA...perché lo stile non evapo...

VISITA GUIDATA NELL'OLIMPO DELLA BELLEZZA DI MiglioraMenti

Caro Caronte, tu sei volpe ma io son tasso, tu sei furbo ma io ti passo...e mi faccio un giro in ALI DI BELLEZZA...perché lo stile non evapora nella città giamaicana di Cagliari ;)
La reception in cui vi accoglierà l'esperta Alessandra Botta
Una cascata di colori
Cabina elettro, podologia, epilazione
Alessandra Botta e...Zoya Point!!...l'Eden di ogni fashion addict attenta alle istanze Bio e Cruelty Free
Make up ForEver - Un nome una garanzia
Hot Stone
Trattamenti corpo-viso
Cabina Cromoterapia
Cabina Cromoexperience
Cabina Cromoterapia
Trattamenti dell'esclusiva (ma non costosissima!) linea Janssen

SFONDARE IL MURO DEL POLITICAMENTE CORRETTO:SI PUO'



Legge sull'omofobia




Il ministro Franceschini ha affermato che: “Una legge che contrasti l’omofobia non c’entra nulla con i temi etici, riguarda il codice penale e l’introduzione di norme efficaci, che da troppo tempo attendono un’approvazione, è urgente e non più rinviabile”. Il senatore Lucio Malan afferma invece: “A quanto pare, una legge che con il pretesto dell’omofobia limita gravemente la libertà di istruzione e di educazione, è una priorità per autorevoli esponenti del Pd e Sc.
Il testo in discussione alla Camera infatti, oltre a introdurre l’aggravante per reati motivati dall’orientamento sessuale - cosa discutibile ma accettabile - punisce con la reclusione chiunque affermi che un certo orientamento sessuale è preferibile ad altri.
Addirittura si spinge a punire la mera appartenenza a qualsiasi organizzazione che affermi la peccaminosità dei rapporti sessuali con persone dello stesso sesso.
Una legge meno aggressiva di questa ha già portato in Inghilterra all’arresto di diversi attivisti cristiani anche se hanno sempre sottolineato il rispetto per le persone accanto alla condanna della pratica. 
Sarebbe un ironico modo di commemorare i 1700 anni dell’Editto di Costantino quello di approvare una legge che mandi in carcere dei cristiani in quanto tali. Sono i risultati della sudditanza culturale di troppi ai velleitari editti di quel politically correct che qualcuno vuole instaurare come religione di Stato.
È davvero stupefacente, in particolare, la presa di posizione del ministro Franceschini, il cui programma di governo non includeva certo aberrazioni di questo genere".
A voi di commentare. Io non ho più parole!!!
@francasozzani

mercoledì 24 luglio 2013

FUFFOLOGIA VO' PROMETTENDO

Perché è deprecabile e pericoloso attribuirsi un falso titolo accademico?Non sono lontani i giorni dell’umiliazione di Oscar Giannino, divenuto icona celeberrima di simile pratica. Al contrario di quanto si possa pensare la pratica è assai diffusa. Essa – oltre a costituire di per se reato e squalificare da un punto di vista umano e professionale il millantatore di titolo – ingenera dei compromessi intellettuali involontari e inconsci in lettori e web nauti.
Da qualche anno imperversa una certa euristica digitale. Nulla è apodittico. Nulla è decisivo. Tutto è relativo meno chi sguazza a pagamento e regna sovrano in questo stato di mollezza intellettuale: l’influencer, spesso fuffologo senza arte ne parte. Personaggi super confezionati, spesso da grosse case editrici, pronte a detonare a seconda della convenienza politica e ideologica. Tempo di scadenza: affidato all’opportunità delle lobbies in causa. Talvolta gli influencer millantatori di titolo ergo fuffologi, mai paghi del proprio bottino di pecunia e visibilità, prendono più mangiatoie parallele (ops, strade) consapevoli che li si seguirà in quanto preparati e competenti circa un determinato argomento. Un auto invito, dunque, a tutti i lettori, a non cedere a comode scorciatoie che inducano l’abdicazione di ogni forma di attitudine critica. Quando le aree di assoluta perizia dell’influencer si moltiplicano esponenzialmente, dalla teologia alla politica, dalla musica alla letteratura, dalla cucina alla poesia attraversando la moda: ecco quello è un chiaro caso di fuffologia a cui in 99 casi su 100 non corrisponde un titolo di studio, perchè, si badi bene, la frenesia di apparire è in rapporto di proporzionalità diretta con la pigrizia di chi non ha avuto costanza, capacità e intelligenza di comprendere l’importanza di compiere un percorso di studi serio.
Non dovrebbe esistere l’atto di fiducia implicito che in vista di novità e avvenimenti ci porta a dire: “se l’ha detto lui dev’essere vero

lunedì 22 luglio 2013

SPECULARE DI TEOLOGIA?CHE CI VUOLE,HO FATTO IL CATECHISMO!

Uno dei motivi che mi hanno spinta ad intraprendere gli studi in Teologia della Comunicazione è stato quello di vedere la Chiesa, e tutto ciò che la rende Chiesa, con uno sguardo che tenesse conto di quanto dicono quanti se ne dicono fuori, di quelli che pur incuriositi non hanno avuto il coraggio di affrontare 9 anni (5+2+2) di studio durissimo, di quanti volevano intraprenderlo ma poi hanno scelto Scienze Religiose, di quanti davanti a Scienze Religiose si sono impauriti e hanno scelto l’Istituto minore di Scienza Religiose (quello per catechisti), quelli che hanno sospeso anche il percorso dell’Istituto minore ma si vogliono comunque esprimere come persone informate dei fatti alla faccia dell’ unicuique suum (ci sono anche scrittori e scrittrici di professione nell’ovile in questione). E, infine, per capire il “prudente” e pruriginoso pensiero di chi è ostentatamente esterno ma la sua la vuole dire, nella dichiarata e legittima posizione di chi sta alla finestra.

Tra gli altri l’ameno pensiero di Mina la cantante che tra le pagine di Vanity Fair - che di Chiesa parla spesso - questa settimana dice: « Francesco, se si può dire, è un Papa superiore. Francesco è un uomo, nell’accezione migliore del termine. Francesco ci stupirà ancora moltissimo. Francesco è di quelli che ti fanno pensare che ancora sopravvivono uomini giusti, coraggiosi, integri. Francesco non ha paura. Francesco ha le idee chiarissime. Francesco è necessario. Francesco ha le palle. Mi scusi, Santità, non si offenda, ma è proprio vero. Con affetto». Notevole, ma la tigre di Cremona ci convince di più quando ruggisce le sue Parole Parole Parole dal pentagramma.  

sabato 20 luglio 2013

DOPO ATTENTA SELEZIONE ECCO CHI E' LA NOSTRA ESPERTA DI BELLEZZA

Nata a Cagliari, classe 1986 Alessandra è titolare del centro estetico e benessere Ali di Bellezza.
Ma scopriamo cosa c’è dietro questa giovane e fresca professionista di 26 anni.
La passione per l’estetica era già nel suo dna quando, ad appena 9 anni gioca con gli smalti colorati divertendosi a creare nail art fantasiose e trucchi da bambina- diva abbinando i colori più adeguati sui visi plasticosi delle sue bambole…
Chiuso il cassetto dei divertimenti con trucchi e smalti, Alessandra apre il percorso di studi al Liceo Scientifico, sentendo crescere sempre più l’interesse per il mondo del microscopico e del macroscopico che la porterà a scegliere un indirizzo universitario in Biologia Sperimentale. Ed è proprio negli anni di studio universitario che sente di voler approfondire la conoscenza nel campo della dermatologia estetica e della cosmetologia, e perché no, anche della professione pratica dell’estetista. Decide così di frequentare parallelamente ai corsi universitari, un corso professionale per estetista, dividendosi tra lezioni ed esami in facoltà la mattina e quelle al corso di Estetica, la sera. 
Terminato il corso, durato ben 2 anni e mezzo, nell’estate 2009, dopo tre giorni di esami, raggiunge la Qualifica Professionale di Estetista che le apre l’orizzonte del lavoro dipendente.
Così inizia il contatto diretto con il pubblico, divisa ancora una volta tra specializzazioni e formazione continua anche fuori Sardegna, che la portano a truccare in sfilate di bellezza locali e infine a ricoprire il ruolo di Vice-SPA-Manager presso una Spa dove viene apprezzata non solo da una clientela prettamente “nostrana”.
Sono sempre più numerosi i clienti che la seguono e la richiedono per la precisione nei trattamenti estetici e per la sicurezza e leggerezza professionale della mano.
Nel 2011 gestisce l’apertura di un nuovo centro estetico nell’hinterland, seguendo in prima persona pratiche burocratiche e di allestimento, fino all’inaugurazione. Stimolata da questa entusiasmante esperienza, sente che i tempi sono maturi per iniziare un progetto imprenditoriale: l’aperura del suo centro Estetico, che chiamerà Ali di Bellezza. E così dopo un anno di preparazioni, corsi di aggiornamento e di specializzazione, il 1 Settembre 2012, Ali di Bellezza apre le porte al pubblico, proponendosi non come un semplice centro estetico, ma come una vera e propria oasi dove il cliente viene coccolato e guidato con professionalità e competenza, dov’è padrona di casa non tanto la vendita, quanto la consulenza, non tanto il trattamento quanto la soluzione dell’inestetismo da un punto di vista percettivo e funzionale.

Mi piace parlare di ciò che in Sardegna va bene


PARLI MALE DELLA CHIESA? AJO' CHE TI CI PAGHI LE BOLLETTE

Due cosette le potrò pur dire come Teologa della comunicazione? Sì, e ho tutta l’intenzione di farlo se pur di gettare badilate di letame contro la Chiesa i radical chic pluralblablabla  diventano pure…udite udite…omofobi.
Ma si sa il letame è un ottimo concime e mi va di farci germogliare sopra un bel po’ di semini per puntini sulle “i”.
Il numero dell’Espresso in edicola questa settimana crea uno stato di coma etilico immediato per la quantità di informazioni. Tutta roba sistematicamente smentita con precise e dettagliatissime argomentazioni dalla sala stampa vaticana poiché riconosciute “inattendibili”.
Ma continuiamo a concimare: il sollazzo estivo dell’Espresso è screditare Mons. Battista Ricca, che in quanto nunzio è un diplomatico e se fosse un diplomatico dello stato italiano i nostri articolistelli avrebbero bel più di una conseguenza rognosetta sul groppone, infatti un dossier sulla privacy di un cittadino di qualsiasi Stato secolarizzato Occidentale riconoscerebbe, a ragione, come seria lesione della libertà della persona, come pure fa notare Ferrara su Il Foglio ancora fresco di stampa. Per stare in ambito legalista (giudiziario è un termine ancora da meritare in simili contesti), non stavamo forse lottando a suon di cannonate arcobaleno contro le mura di cinta di oltraggiosi (?) atteggiamenti omofobi ad ogni angolo di strada? Allora? Per la Chiesa, ammesso e non concesso che le accuse siano fondate, evidentemente tutto ciò non è applicabile.
E NOTA BENE che stiamo parlando di pure illazioni.  
Per Ernesto Galli della Loggia è necessario dire sul Corsera, e per noi, leggerlo e ricordarlo che quell’espressione, lobby gay, fu tollerata in bocca al Papa, ma sarebbe osteggiata come prova di intolleranza omofoba in qualunque altra bocca, in qualunque altro contesto. Se si dicesse che il made in Italy della moda milanese è governato da una lobby gay, l’Espresso verserebbe, e con lui gli altri giornali di un mondo beatamente secolarizzato, quintali di inchiostro per stigmatizzare il mal detto.
Che dire ai principi dell’inchiostro arcobaleno che scrive a tratti come le penne difettose?

Auguri e figli gay. L’unico modo certo di far estinguere il pericolo della trasmissione genetica dell’ipocrisia.


venerdì 19 luglio 2013

Ali di Bellezza. L'importanza del rispetto e la cura di se.


Amiche nasce da oggi la collaborazione con un'esperta del settore cosmeceutico. Dopo tanto girovagare e provare decine, decine e decine di esperte dell'immagine e cura di se la scelta è ricaduta sulla giovanissima cagliaritana Alessandra Botta. Con la nostra rubrica desideriamo fornirvi consigli utili, che assistano il vostro impiego etico del denaro e forniscano risultati immediati. Presto una scheda sulla nostra esperta. Ricordiamo sempre che volersi bene fa bene, è un nostro dovere di creature e un dolce riverbero di serenità su
 noi e chi ci circonda,
vostra Ilaria

Eccovi un assaggio:

fonte: La Nouvelle Estétique

Prezioso, Femminile, Fresco, Luminoso : il Trucco Estivo 2013

Dopo la tendenza acidulata del 2012, ecco tornare i colori pastello tenui, ma decisi, freschi e con giochi di contrasto, per un look molto femminile e luminoso.
L'incarnato : Per il fondotinta e il colore della pelle si punta alla freschezza, con una tendenza alla porcellana trasparente che sublima i fard naturali, e accentua la modernità del rosso delle labbra. Ma soprattutto esalta lo sguardo e lo rende incisivo, profondo, vero e proprio protagonista.
Gli occhi: Di fatto brillano, ma per sobrietà ed eleganza: i beije e i marroni li addolciscono e li rendono sensuali, i talpa e i grigi argentati li approfondiscono e rendono loro la luce. Ma non mancano i colori choc fluorescenti, per un look giovane, fresco, trendy, intenso e ludico; la parola d'ordine? mischiare le nuances ed esagerare! Il khol è in questo caso obbligatorio, un tratto intenso e marcato, che risale, accompagnando la linea delle ciglia finte lunghe, lunghissime, quasi un ritorno agli anni '70. Grafico,a virgola, o occhio da cerbiatta futurista, anche l'eye liner gioca il suo ruolo e si sposa con le ciglia, in un revival tutto da improvvisare! Senza dimenticare il mascara: voluttuoso e corposo sarà il tocco che esalta lo sguardo!
Le labbra : non avete che scegliere: la gamma offerta è amplissima, basta scolpire, modellare, sottolineare e il gioco è fatto!Le labbra sono un' esplosione di colore: il rosso domina, ma anche i rosa, i beije naturali, le trasparenze dei gloss, gli arancioni color terra di Siena!
Le unghie
Smalti a volontà! Oggi la fantasia è l'accessorio must per le unghie: scegliete il colore base al rossetto, al trucco degli occhi, e giocate sui contrasti: tutto è permesso, basta divertirsi e rendere le mani comunque sempre curate e avvolgenti!

Ali di Bellezza e i trucchi Make UP forever sono al servizio della vostra bellezza.


Se desiderate contattare privatamente Alessandra leggete qui sotto:

Ali di Bellezza è a Cagliari, in Via Leandro Corona, 13
Per info e prenotazioni chiamare il numero 3922796015

QUELLE CROCI DEI SOLDATI SARDI SUL MONTE DEL SACRIFICIO

L'UNIONE SARDA, 19 LUGLIO 2013

A 10 anni dall'inaugurazione del cimitero di Casara Zebio sull'altopiano di Asiago.
La mia riflessione scritta a quattro mani con Mario Fadda.

Le favole di Maestrailaria =)



I ciuffi del leccio scarmigliati dal vento graffiano con insistenza la finestra di Vittorio, ed annunciano con puntualità un nuovo pomeriggio uggioso nella cittadina di Maisoli.
Avveniva infatti, da diversi anni, che nella piccola cittadina un tempo ridente e lussureggiante che tutte le mattine fossero allietate da un bel sole ma sul far del meriggio, quando tutti rincasavano nervosamente tra i clacson tonanti e tanta voglia di staccare la spina dal lavoro e dalla scuola, ecco che i primi lividi imbronciati deturpavano l’azzurro del cielo. Mentre Vittorio, Ignis, Tindaro, Antonio e gli altri bimbi della V° ascoltavano rapiti la lezione della maestra Sofia non potevano non osservare con un po’ di delusione che nel momento in cui iniziava la loro libertà dalle lunghe ore di lezione, proprio sul più bello, ecco proprio allora il sole intimidiva dietro una spessa coltre grigia. Un giorno Dionigi, che tra tutti i bimbi era il più studioso e attento, ma anche il più insofferente al cattivo tempo, sbottò : “ Basta! Finite le scuole elementari io cambierò città. In questa città non vedremo più il sole”. “Dionigi ma che dici? Questa città è bellissima, abbiamo tutto, dobbiamo soltanto accontentarci di giocare in casa. Però vedi che bel sole splende in questo momento?” disse stupito Ignis che mai aveva sentito Dionigi concitarsi tanto se non all’interrogazione. “ Sì Ignis, dici bene, infatti è soltanto quando stiamo tutti assieme che riusciamo a vedere il sole, poi una volta fuori corre dietro una tenda di nuvole. Immagina che succederà quando non ci vedremo più. Tindaro che è tanto povero e non ha potuto fare le vacanze al mare ha passato tutta l’estate in casa. In quella piccola casetta umida che un lampo di sole avrebbe di certo reso almeno più accogliente tanto da non fargli rimpiangere il sole della sua Sicilia”.
Proprio come aveva osservato Dionigi anche quel giorno al trillo dell’ultima campanella il cielo si corrucciò e pianse per l’intero giorno, proprio dal momento in cui gli undici bimbi si rivolsero gli ultimi saluti prima di rincontrarsi l’indomani.
Vittorio specchiava le sue rosse lentiggini sul dvd della Play Station e mentre le vedeva annegare nel latte della pelle corrugata da uno dei suoi ingegnosi pensieri considerò che dopotutto non c’era niente di male nell’ottimizzare le ore di studio a vantaggio di una bella partitella con suo fratello. Prese allora un quaderno e fregò la penna con insistenza tanto da farsi venire un polso paonazzo, ma ne era valsa la pena visto che ora l’inchiostro era completamente esaurito e si poteva incidere sul foglio bianco tutto quel che la dolce maestra Sofia avrebbe preteso durante il compito in classe, sarebbe stato sufficiente mettere il foglietto in controluce. Vittorio non era nuovo a queste sapienti astuzie dalle gambe corte che invariabilmente gli facevano fare la figura dell’oro di Bologna durante l’interrogazione, quando la maestra più divertita che furente gli ripeteva: “ Bambino mio, se tu usassi per studiare un decimo del tempo che dedichi a evitare l’ostacolo saresti bravo come Dionigi. Non posso neppure rimproverarti per la pigrizia!!!!!”. La verità è che Vittorio si divertiva un mondo quando la sua mente creava, e la noia causata da quella  pioggia perenne era una sfida alla sua infaticabile mente.
L’indomani mattina la maestra fece come al solito l’appello e notò che Luca era ormai assente da diversi giorni. “Qualcuno ha sentito Luca ? Sono tanto preoccupata, è già assente da tre giorni”. “Non si preoccupi maestra Sofia” disse Andrea, “vedrà che Luca ha solo un leggero raffreddore. Guardi il cielo, è poco nuvoloso, altrimenti pioverebbe”. Andrea era una bambina tanto riflessiva; si era convinta che i genitori le avessero dato un nome da maschietto perché volevano una figlia speciale quindi oltre che essere in continua competizione con Dionigi aveva la particolarità di scrivere tutto al contrario ma anche di mandarlo giù a memoria e ripeterlo facendo letteralmente impazzire la maestra che pazientemente la esortava a fare la metà di ogni compito…ma per il verso giusto! I bimbi non sembrarono dare rilievo alle osservazioni di Andrea ma in fondo l’avevano pensato un pò tutti. La maestra nascondeva un po’ di perplessità per il fatto che i compagnetti non fossero in contatto tra loro fuori dalle lezioni, mai una telefonata o un pomeriggio trascorso a giocare assieme, mai uno sorriso cordiale tra i genitori sempre di corsa all’entrata e all’uscita. Si chiedeva se davvero le sue nozioni potessero servire a qualcosa se poi venivano chiuse gelosamente tra le mura domestiche temeva che il senso d’amicizia potesse morire soffocato da una tabella di marcia estenuante. Vedeva il suo piccolo Emil pensare al pallone durante il corso di violino e ai compiti durante la gita domenicale con gli scout, ma sì, in fondo tanti stimoli possono soltanto favorire l’amicizia, si consolava la scrupolosa Sofia.
Gli undici bambini erano tanto diversi tra loro, provenivano da diverse realtà sociali, diversi contesti ambientali ma una cosa gli accomunava: il grande affetto per la maestra Sofia e il senso quasi di protezione verso di lei, dopo che la guerra in Medioriente le  aveva rubato la metà del cielo ma le aveva fatto dono di Emil, un paffuto pargolo dalla pelle d’ebano salvato dall’eroico marito e che ormai aveva già sei anni e ogni mattina all’ora della ricreazione correva in aula dalla mamma a darle un grosso bacio schioccante. I bimbi avrebbero fatto qualsiasi cosa per vederla sorridere nuovamente di cuore, così come i primi anni di scuola. Ma quel giorno era impossibile, ricorreva ormai il secondo anniversario di quella scomparsa. Fu quella mattina che la piccola Irene, vezzosa nel suo impeccabile grembiulino perennemente inamidato, chiese alla pensierosa insegnante: “Maestra Sofia perché anche oggi che siamo tutti assieme grandina così tanto?”. Sofia pensò alle riflessioni di Dionigi ed Andrea e collegò subito il fatto che Emil non fosse salito a darle il solito saluto. Penso che il bambino potesse esser andato a lasciare un fiore sulla tomba del papà nel camposanto della città così come era successo l’anno precedente. Si precipitò allora fuori dalla scuola pregando i bambini di stare buoni in silenzio per non destare l’attenzione delle altre classi e creare troppa confusione. I bambini sulle prime obbedirono pazientemente finché il fumantino Vittorio affermò perentoriamente che lui sarebbe stato in grado di setacciare l’intera città fino a trovare il bimbo, ma Gaia, che aveva tre fratellini più piccoli era la più responsabile di tutti e propose di dividersi per non creare confusione e di ritrovarsi lungo il fiume, vicino ai boschi, dopo un’ora esatta. Omar propose che ognuno chiedesse aiuto ai propri nonni dal momento che i genitori si trovavano tutti al lavoro. Uscirono così dalla scuola ma Ornella mentre attraversava il semaforo incontro una vecchina che inciampando sulla pesante sporta della spesa cadde a terra rovinosamente. La bimba istintivamente la prese sottobraccio e l’accompagnò a casa. Trascorse un’ora esatta e Ornella arrivò all’appuntamento senza esser riuscita neppure a mettersi sulle tracce del piccolo Emil. Stringeva tra le mani una cordicella arancione avuto in dono dalla vecchina. La fanciulla per timidezza non le chiese cosa mai potesse farne ma la anziana signora la anticipò dicendo: “Vedrai bambina mia dal cuore grande, capirai quando farne buon uso”. Anche Dionigi arrivò trafelato all’appuntamento dopo essersi trattenuto a lungo con un anziano non vedente che aveva perso l’orientamento. Anche lui non sapeva come giustificarsi davanti ai compagnetti, loro certamente si aspettavano che il primo della classe avrebbe trovato una soluzione. Ma Dionigi continuava a fissare un nastro rosso che il signore cieco gli aveva dato in segno di gratitudine. Pensò fosse un oggetto perfettamente inutile ma ringraziò copiosamente per delicatezza. Irene tornava a mani vuote ma fiera di aver aiutato un piccolo orfanello a divincolarsi dagli insulti provocatori di alcuni teppisti in erba. Il bimbo rom le fece dono di un lungo elastico arancio dicendole: “Vedrai, ti porterà fortuna”, ma la bimba leziosa lo impiegò come fascia per i lunghi capelli biondi. Antonio si vergognava di confessare che la sua ora era trascorsa velocemente mentre nel ristorante del nonno si era trattenuto a bighellonare con una simpatica nonnina che dalla morte del marito riusciva a scambiare due parole soltanto nei locali pubblici. La signora volle sdebitarsi  regalando ad Antonio un bell’orologio con una lunga catenella gialla, guardando il quale il bimbo capì di essere in terribile ritardo e si precipitò all’appuntamento, ma non vi trovò nessuno, scorse soltanto Luca all’orizzonte che tomo tomo arrivava con la coda tra le gambe temendo che i compagni l’avrebbero rimproverato per aver perso tempo a regalare la sua merenda ad un clochard. Il barbone non voleva che il bimbo andasse via a mani vuote e ritenne opportuno regalargli una lunga sciarpa verde, sua unica ricchezza. Gaia trovò per strada un portafogli con pochi euro ma che conteneva i documenti di un’anziana signora, si recò a casa sua pensando che certo sarebbe stata disperata dopo aver perso i pochi soldi che le rimanevano. La vecchia volle ricompensarla con quel poco di cui disponeva: un gomitolo di lana color indaco. “Vedi piccola mia questo è il colore che io preferisco, quello del crepuscolo, il momento in cui finalmente riposo e non penso ad altro che al nuovo giorno che verrà”. Anche Omar raggiunse finalmente gli altri lungo la riva del fiume dopo aver aiutato un vecchio vedovo in carrozzella a salire difficoltosamente sul tram. Il signore in gesto di gratitudine gli aveva regalato delle resistenti stringhe di color violetto che Omar ripose velocemente dentro lo zainetto mentre correva verso i compagni. Il tempo intanto peggiorava e Vittorio, Ignis, Tindaro e Andrea sbagliando strada finirono sull’altra sponda del fiume. Fu allora  che si udì il pianto disperato di un bimbo che la corrente stava trascinando via. I bimbi pensarono che fosse necessario agire, e subito. Trassero dagli zainetti tutto quel che potesse essere utile a costruire un ponticello che li collegasse tra loro e che potesse permettere al piccolo Emil di ancorar visi trattenendone saldamente un’estremità e lanciando l’altra ai compagni sull’altra sponda.

Dionigi lanciò il nastro rosso.
Irene  l’elastico arancio.
Antonio la lunga catenella gialla.
Luca la sciarpa verde.
Ornella la lunga cordicella azzurra.

Gaia dipanò il suo gomitolo color indaco.

Omar  lanciò le sue stringhe colorate di violetto

giovedì 18 luglio 2013

PARLA MALE DELLA CHIESA..AVRAI IL TUO POSTO NELLA LETTERATURA

Per invogliarti alla mangiatoia Anti Chiesa ti regaliamo un gioco. Non ti diverte? Sei depresso e non hai il sense oh humor, of course. Un furto di circa nove euro per 32 pagine che la pusillanime autrice non sigla in copertina.

Le recensioni (molto fantasiose devo dire, puah) hanno del surreale e recitano più o meno tutte così: «Errare è umano, nessuno è perfetto. Il senso di colpa per i vostri peccati vi perseguita? Ora potrete dirgli addio e scoprire che peccare ha anche un risvolto divertente! Queste suore così devote e austere aspettano solo la vostra vendetta. Avete brutti ricordi dai tempi della scuola o del catechismo? O semplicemente non apprezzate i gusti delle monache in fatto di moda? Approfittate dei dieci birilli in tonaca, dell'infernale boccia di fuoco e del libro di 32 pagine per prendere finalmente la vostra rivincita!....o ancora….Se avete brutti ricordi del catechismo o se non apprezzate i gusti delle monache in fatto di moda, con una pallina potete vendicarvi buttando giù i birilli. Per chi ha sense of humor».

Per la prof.ssa di matematica senza un baricentro psicologico e quella di italiano (beh lasciamo stare)..che tutti abbiamo avuto che dovremmo fare allora, impugnare il super liquidator con lo sgrassatore chante claire????

La pratica incivile e vigliacca dell'abbandono


mercoledì 17 luglio 2013

Promossa a pieni voti “EasyBeauty” di Pirri. Promenade tragicomica tra le profumerie cagliaritane. L’etica del consumo.


Partiamo dall’assunto che l’etica del consumo è una questione seria anche se “Oggi si vanno a comprare le vesti in Cina, a cercare le perle negli abissi del Mar Rosso e lo smeraldo nelle viscere della terra. E per di più si è inventato di bucar le orecchie: non bastava è chiaro portare gioielli al collo, fra i capelli o alle mani, dovevano essere conficcati” ….non ho gustato a scrocco le considerazioni dei vecchietti seduti a prender aria sulle seggiole di raffia lungo il mio ameno quartiere in prossimità del Poetto; quel che sembra cronaca recente è invece Plinio il Vecchio (23-79 d. C.) che girando gli occhi in bianco con il suo solito fare tra lo snob e l’anticonformista…ma le sue proverbiali eruzioni pliniane - in tema di moda - ci stanno…non dimentichiamo che doveva murrungiare (argomentare) su tutto in tempo reale e un po’ per questo un po’ per la curiosità (che rimproverava alle donne) morì naso all’aria sotto il Vesuvio che distruggeva Pompei, Ercolano e Stabia. Però Plinio era un dritto e tra la Filosofia (gentili lettori: quella vera, che possedeva in dimensione enciclopedica non quella delle squinzie che fanno due cerette in nero e sostengono di fare “Estetica”), l’Astronomia, l’Antropologia, la Psicologia e la Metallurgia era anche un perfetto conoscitore dei segreti dell’Erboristeria e dei relativi prodigi cosmetici e medicamentosi delle erbe. Analogo discorso non si può certo fare per la stragrande maggioranza delle profumiere barra erboriste barra commesse pitturate e assistenti all’immagine di tante farmacie fashion del capoluogo sardo. Non è facile ne piacevole combattere la propria allergia al nichel in pieno luglio, torrido e africano della magnifica nostra città, ma, sì sa, le fanciulle adorano lo shopping, un po’ oltre la norma considerando che i cromosomi italiani custodiscono i geni della moda (ragazzi questa è scienza, che si può fare?!) e un po’ perché ogni istanza dell’epoca moderna è basata su significativi dosaggi di follìa: dal tifo negli stadi, dal rifiuto di Dio perché non c’è e non si vede ma la corsa agli oroscopi che invece è razionalissima (mah?), potremmo antiteticamente continuare per ore, mentre – naturalmente – giriamo per profumerie e affini. In mezzo a cotanta geremiade circa l’universo beauty per me sale sul podio la piaga della make up assistant che ti venderebbe anche la mamma, che in termini di marketing ha una controproduttività pari solo all’esposizione di un prodotto scaduto da dieci anni a pari merito con la quasi sistematica ignoranza della commessina pitturata che non capisce assolutamente nulla di epidermide e allergie. Perché dovrei credere che mi ami come la tua gemella omozigote se mi vuoi far cadere la pelle a pezzi? Bene, vie del centro e rughe urbane a scendere sono sistemate: parliamo dei centri commerciali. E’ dell’altro giorno la tristissima esperienza presso la profumeria-erboristeria barra tutto quello che si vuole visto che c’erano pure taccuini e spugnette, in cui mi sono avventurata perché il complesso commerciale aiuta a risparmiare tanto tempo. Dopo aver dovuto spendere parecchi quattrini per prodotti che non mi scorticassero viso e corpo per via di INCI dubbi e molesti (chiaramente non suggeriti dall’assistente, non sia mai che sprechino una parola più del dovuto quando sanno che l’acquisto è sicuro) mi reco alla cassa e dopo aver pagato chiedo la cortesia di qualche CAMPIONCINO dimostrativo di profumi che non mi facciano sanguinare i pori del collo come spesso capita con alcool, eau de toilette & consimili. Mai l’avessi fatto: chiaramente li aveva terminati due nanosecondi prima, in tutta risposta mi ha chiesto di tendere il braccio (e la tentazione di sferrarle un gancio è stata abbastanza forte) e mi ha spruzzato un flacone COMMERCIABILE (ladra, perché magari un’ignara signora l’ha acquistato a prezzo pieno due istanti dopo), nel chiaro tentativo di rifilarmi un impiastro alcoolico che sapeva di cane bagnato sul quale neppure il Nelsen piatti ha potuto molto. Sì, la triste piaga del campione dimostrativo con cui commesse e commessuole fanno gli onori di casa ad amiche varie, anche se il dubbio di un commercio parallelo è sempre più fondato ohimè. Ma veniamo alle note rosee: la “Easy Beauty” di Pirri, un’oasi cosmetica che ricorda le botteghe d’epoca, che riempie il cuore di calore e dove hai la sensazione di prendere un the con tua sorella più saggia che ti da’ tanti consigli e se non trovi nulla al caso tuo ti dice con precisione quando potrai tornare a colpo sicuro. Erano anni anni e anni di onorato shopping che non mi accadeva…e a fine acquisto, manco a dirlo: arrivano gli agognati campioncini. Umanità, calore e senso dell’etica del consumo con relativa convenienza. Questo ho trovato a “Easy Beauty”.



















martedì 16 luglio 2013

Glamour e Fede. Si Può! Intervista a Brenda Sharman direttrice dell’apostolato Pure Fashion

La signora Brenda Sharman è la direttrice dell’apostolato Pure Fashion presente in America ed Europa. L’apostolato ha come finalità la formazione integrale delle giovani ragazze orientandole al rispetto del proprio corpo “tempio dello Spirito Santo”. E’ un programma che promuove la sobrietà e l’eleganza attraverso corsi di moda e di portamento con il fine di formare la personalità e il carattere.

Domanda: Come è nata Pure Fashion e come funziona? 

SharmanPure Fashion è nata nel 1999, quando molte ragazze di tutto il paese hanno deciso di presentare sfilate di una moda più sobria per contrastare le mode poco decorose proposte dai commercianti locali. Madri e figlie erano alla ricerca di un abbigliamento sobrio e allo stesso tempo alla moda. La notizia si è diffusa nel corso dei successivi cinque o sei anni grazie ai Challenge Clubs – un giovane apostolato del Regnum Christi per ragazze di 10-16 anni – cosicché cominciarono ad esser presentate in tutto il paese sfilate di moda più sobria. Nel 2006, le sfilate di moda sono state unificate dai fondatori dell‘apostolato di Pure Fashion, ora presente in 24 città degli Stati Uniti, così come in Australia, Belgio, Italia, Messico, Spagna, Francia, Ungheria, Canada. Da questi timidi inizi, Pure Fashion ha continuato a crescere, con sfilate di livello professionale come quella tenutasi ad Atlanta nell’aprile 2007, che ha attirato un pubblico di più di 2000 persone. La missione più importante di Pure Fashion è quella di toccare i cuori delle giovani donne con l’amore di Cristo e aiutarle ad esternare questo amore in tutto ciò che fanno. Gli otto mesi del Model Training Program includono anche sessioni sulla moda, il galateo, le acconciature e il trucco, public speaking e aspetti pratici relativi al modo di presentarsi. Ma questi sono solo alcuni degli strumenti utilizzati per aprire i cuori delle ragazze. Le giovani donne inoltre prendono parte ad un ritiro della durata di un week-end prolungato e si dedicano allo sviluppo di progetti a 
La signora Brenda Sharman direttrice dell’apostolato Pure Fashion
La signora Brenda Sharman direttrice dell’apostolato Pure Fashion
servizio della comunità. Ogni aspetto del programma mette in rilievo la dignità della persona umana. Le modelle di Pure Fashionimparano a cogliere la propria autentica bellezza e a comprendere che loro stesse, e chiunque incontrano, sono figlie di Dio. È nostro sincero desiderio che poi, grazie alla sobrietà e alla purezza, assumano un ruolo di esempio nelle loro chiese, scuole e comunità. Il gran finale del Model Training Program è una sfilata di Pure Fashion alla pari di qualsiasi sfilata di moda del settore. La stessa sfilata di Pure Fashion è stata progettata per raggiungere qualsiasi donna di età compresa tra gli 8 e gli 88 anni. La nostra speranza è che i modelli proposti da Pure Fashion possano diventare esempio per le giovani partecipanti e che possano innalzare il livello delle mode rendendole trendy ma di buon gusto, graziose ma non provocanti. 

Domanda: Per questo apostolato vi siete ispirati a qualche insegnamento della Chiesa, come per esempio la teologia del corpo di Giovanni Paolo II? 

Sharman: Il Model Training Program, parte centrale dell’apostolato Pure Fashion, prende spunto dalla teologia del corpo. Riconosciamo chiaramente che l’unione di corpo e anima è molto evidente nel modo in cui una giovane donna presenta se stessa. Pertanto, sottolineiamo il fatto che ciò che una donna indossa invia un messaggio circa ciò che è, nella sua parte interiore. Ciò che una donna fa e indossa influirà su come è e diventerà. Così, proprio come i nostri corpi esprimono un messaggio relativo al nostro Creatore, allo stesso modo gli abiti dicono qualcosa sulla donna che li indossa. Questo è ovvio, ma ormai nella nostra cultura occidentale si tende a trascurare questo aspetto. Per questo motivo, consideriamo Pure Fashion come un’applicazione pratica della teologia del corpo in questo modo così tangibile, ovvero nell’abbigliamento che una donna decide di scegliere. 

Domanda: Le giovani donne sono interessate ad essere sobrie? 

Sharman: Sfortunatamente la nostra società sta dimostrando il contrario, così molte giovani ragazze non sono in alcun modo interessate a vestire in modo sobrio. La modestia è una virtù molto spesso dimenticata. Ecco il motivo per cui è stata creata Pure Fashion: per ricordare alle giovani donne che i loro corpi sono benedetti e sacri e che non dovrebbero essere usati in modo tale da suscitare negli altri una insana curiosità o pensieri contro la purezza. C’è una parte della nostra società che ha dimenticato la virtù della modestia, e molte madri e giovani ragazze sono contente di conoscere Pure Fashion e si uniscono alle migliaia di persone che credono che possiamo cambiare la nostra cultura. Quando le giovani donne prendono coscienza della propria innata dignità e scelgono di vivere in accordo con la legge di Dio, sono liberate dalle stesse preoccupazioni: quella di avere rapporti prematrimoniali, di vestirsi 
I genitori possono trasmettere alle loro figlie la modestia insegnando loro la realtà e il valore effettivo della loro dignità.
I genitori possono trasmettere alle loro figlie la modestia insegnando loro la realtà e il valore effettivo della loro dignità.
“in modo succinto”, e di avere corpo, viso e capelli perfetti. Sono libere di riconoscere e di esprimere liberamente la propria radiosa dignità senza di esse. 

Domanda: Perché le ragazze giovani vestono nel modo che vediamo? 

Sharman: Credo che nella maggior parte dei casi stiano solo seguendo le mode dettate dai pubblicitari, gli stilisti, i giornali e le celebrità. Gli adolescenti in genere sono molto consapevoli di se stessi e vogliono “omologarsi” ed essere accettati. Se non sono in possesso di solide convinzioni e se non hanno una coscienza ben formata, è molto facile “essere d’accordo con la massa”. Inoltre, il desiderio di una giovane donna di attirare l’attenzione dei ragazzi è tipicamente molto forte – il cuore umano è sempre alla ricerca dell’amore – e avendo visto giovani uomini subire il fascino di una ragazza che è “sexy”, così altre ragazze decidono che vogliono essere anche loro “sexy”. Desiderano ricevere questa attenzione su di loro stesse. Credo anche che con la disgregazione di tante famiglie, molti genitori non sono in grado di ricoprire il ruolo che nel passato erano soliti avere. Le ragazze erano solite ascoltare i loro padri dire frasi del tipo non puoi uscire di casa in questo modo, vestita così. Al giorno d’oggi, invece, molte madri e molti padri sono persino orgogliosi quando le loro figlie appaiono provocanti o sexy. Vestire in modo indecente, poi, può portare ad avere un atteggiamento superficiale circa il proprio corpo, il suo valore e il suo impiego. Esso inoltre conduce a comportamenti e modi di fare più disinvolti nei confronti del sesso. Gli stessi che molti ragazzi hanno adottato e che hanno generato conseguenze malsane, tristi e tragiche. 

Domanda: Come è scritto sul vostro sito, le linee guida relative ad un abbigliamento decoroso cambiano a seconda del contesto culturale. Come avete definito le direttive che sono in uso in Pure Fashion

Sharman: Il Catechismo della Chiesa Cattolica afferma: “La modestia è decenza. Essa orienta la scelta dei capi di abbigliamento. È discernimento”. Le laiche, le consacrate e i sacerdoti che sono stati coinvolti inPure Fashion, sin dal suo inizio hanno valutato in modo ponderato e pio le linee giuda pubblicate per le sfilate di Pure Fashion. Gli insegnamenti della nostra Chiesa, le Sacre Scritture e il Catechismo pertanto sono stati presi in considerazione per realizzare le indicazioni generali. Riteniamo che le linee guida siano oggettive nella cultura di oggi e tutelano il corpo femminile. Oltre a questo, esse sono in linea con quello che molte scuole private Cattoliche suggeriscono. Siamo consapevoli che differenti culture hanno differenti modi di intendere la modestia per le donne, e anche in America, constatiamo come il concetto di modestia e di decenza sia mutato nel tempo. Ricordi quando era considerato scandaloso per una donna mostrare le sue caviglie? Ma dal momento che il tipico adolescente di oggi è coinvolto in attività sportive come il calcio, la pallavolo, la corsa, la danza, la ginnastica o il balletto, era chiaro che, per esempio, non sarebbe stato possibile, alla luce delle attuali situazioni sportive, chiedere a una giovane ragazza di indossare sempre gonne sotto il ginocchio. Il nostro obiettivo è quello di sensibilizzare nuovamente e formare le coscienze delle giovani ragazze affinché possano imparare ad essere giudiziose, informate sulle scelte da fare su come presentarsi nelle diverse circostanze. 

Comprendiamo bene che situazioni differenti richiedono vestiti appropriati. Pertanto, ciò che una donna indossa per andare in spiaggia, a un picnic, oppure mentre pratica uno sport dovrebbe essere diverso da ciò che indossa per la Santa Messa. Mettiamo in rilievo il fatto che mentre una donna si prepara per andare in chiesa, il suo abbigliamento dovrebbe riflettere la sacralità dell’occasione. Alcune volte un atteggiamento superficiale nei confronti del nostro vestiario può generare un altrettanta superficialità verso ciò che stiamo facendo, e non dovremmo mai coltivare comportamenti superficiali verso il culto di Dio quando ci prepariamo per la Santa Messa. Il nostro scopo è quello di aiutare le giovani donne a diventare prudenti e giudiziose così da sentirsi propense ad essere giovani signorine sobrie nelle diverse situazioni e occasioni della loro vita. 

Domanda: In che modo i genitori possono trasmettere alle loro figlie il valore della modestia? 

Sharman: I genitori possono trasmettere alle loro figlie la modestia insegnando loro la realtà e il valore effettivo della loro dignità. La dignità è radicata nell’intelletto di una ragazza, amata e conosciuta da Dio, e che è stata creata da Dio per una missione: amare e servire gli altri, e conoscere e amare Dio. Vestendo in modo impudico, può portare ad avere un atteggiamento spontaneo circa il proprio corpo, il suo valore e il suo impiego. I genitori hanno bisogno di insegnare alla propria figlia che c’è molto di più, l’immagine non fa la personalità. Essi dovrebbero infondere in lei la consapevolezza di essere una creatura ricca di mistero e meraviglia, con talenti che può mettere a disposizione di Dio che glieli ha donati, ed usarli per portare agli altri Cristo. Questo è ciò che la entusiasmerà e darà un significato alla sua vita.

Fonte: Regnum Christi