La Maestra del giornalismo
italiano, la combattente di tutti gli autoritarismi del ‘900, la testimone
oculare della storia internazionale del secolo scorso, assistita da un singolare
talento nella scrittura , quella Maestra di giornalismo senza precedenti avrà
il viso etereo di Vittoria Puccini, fiorentina doc come Oriana. “Mi sono vista
e rivista ossessivamente tutte le sue immagini, le interviste in tv, ho
studiato le sue mosse, il modo di alzare e abbassare lo sguardo, di stringere
la sigaretta tra le dita. È il ruolo più gravoso che mi sia mai capitato. Ne ho
il sacro terrore. Prendo il coraggio da lei”. Certo, è facile immaginare la quintessenza della
femminilità che è la Puccini confrontarsi sui binari della fragilità di donna
dinanzi alle storie capitali dell’affettività fallaciana: il legame con
François Pelou prima e Anekos Panagulis tempo dopo, più difficile sarà
delineare il primo appuntamento con la storia della giovanissima Oriana,
arruolata dal padre Edoardo come staffetta partigiana. Siamo curiosi di capire
come verrà illustrato il suo debutto con la carta stampata, la sua epopea come
inviata di guerra e come temeraria intellettuale di destra anti Islam. Come verrà
affrontato l’arsenale di problematiche scottanti da una produzione della tv
generalista?
“L’Oriana”, fiction siglata da
Marco Turco, sarà sugli schermi al principio del 2014 sarebbe ottimo prodotto
se si partisse dall’autenticità del personaggio evitando prudenzialmente ogni
patetico tentativo agiografico, rispettandone igienicamente alcuni topoi fondamentali per mezzo dei quali
sarà facile rendere un ritratto integrale della donna Oriana. Farebbe piacere
riscontrare un impianto narrativo che rispetti una grande verità - a
prescindere dagli estremismi fallacciani che si può scegliere se inserire o no
tra io linguaggi portanti del racconto – la sua lotta contro l’Islam non iniziò
con l’attacco alle Torri Gemelle, ma molti anni prima, il tempo di apprendere
che quella religione è capace di vessare la donna in ogni suo aspetto.
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