giovedì 5 dicembre 2013

A 10 lustri esatti dall' INTER MIRIFICA 04 XII 1963

Per festeggiare i primi 50 anni dell’ Inter Mirifica, decreto del Concilio Ecumenico Vaticano II sui mezzi di comunicazione sociale (1963) parliamo degli approdi comunicativi postmoderni che i Padri Conciliari non potevano valutare in termini di trasmissione della verità: i social network

Che posto ha il Vangelo nell’era digitale e della grande Rete? Nell’era dei social network pervasivi che occupano tutta la scena, per cui oggi uno si distingue dall’altro solo se è connesso oppure no? Le tecnologie e i processi che esse inducono possono essere dominati se si impara a conoscerli, Ma occorre indagare il rapporto tra tecnica e verità dell’esperienza. È già capitato qualcosa di simile quando il microfono è entrato nelle chiese. L’uso del microfono, anche se questo potrebbe destare un po’ di ilarità, ha cambiato la liturgia. Il sacerdote ha dovuto rivolgersi verso i fedeli anziché verso l’altare. È cambiata la struttura delle chiese, almeno quelle nuove, perché la vecchia architettura aveva una funzione anche acustica, che con il microfono è stata resa inutile. Il rapporto tra tecnica e verità, dunque, è più complicato di quello che pensiamo e, in qualche modo, inevitabile. Le tecnologie non vanno subìte, ma reinterpretate creativamente. I social network sono una svolta sociale, impongono un mutamento di direzione che va colto e valorizzato, puntando per esempio sull’essere con piuttosto che sull’esserci nella Rete. Dello stesso avviso è Benedetto XVI quando osserva che l’interconnessione nell’ambiente digitale può essere una condizione importante sebbene non sufficiente per la collaborazione della famiglia umana. Nel tempo è cambiata la concezione dei media. Oggi non sono più solo strumenti per comunicare, ma parte integrante dell’ambiente. I media non hanno più confini, le cosiddette piattaforme sono sparite, oggi la tv si vede anche sul telefonino, la radio si ascolta sul computer. È un bene o un male? Presto per dirlo: si sono andate sviluppando alcune capacità, per esempio la velocità e l’interazione, e indebolite altre, per esempio la riflessione, la concentrazione, l’esperienza di dare una gerarchia alle informazioni, l’intelligenza di prendere le distanze dall’immediatezza. Occorrerebbe imparare ad essere contemporaneamente dentro e fuori i media. Se si sta troppo dentro non ci si rende conto di ciò che accade, come il pesce non si rende conto dell’acqua; se si sta troppo fuori si diventa deficitari dal punto di vista tecnologico e si rischia di non cogliere i mutamenti in atto. Tornando ai social network: il 90 per cento dei giovani tra i 14 e i 29 anni è iscritto a Facebook, che è il social network più articolato e consente operazioni più complesse rispetto agli altri. E lì si costruiscono una identità. Ma il messaggio è la relazione, cioè amicizia, prossimità, conoscenza, autoaffermazione, visibilità. Tutto ciò che se non è adeguatamente affrontato degenera in nuove povertà. La Chiesa lì dentro ascolta e dialoga. Può contribuire a rinnovare la cultura e a rinnovarsi. Può, soprattutto, testimoniare.


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