Per festeggiare i primi 50 anni
dell’ Inter
Mirifica, decreto del Concilio
Ecumenico Vaticano II sui mezzi di comunicazione sociale (1963) parliamo degli
approdi comunicativi postmoderni che i Padri Conciliari non potevano valutare
in termini di trasmissione della verità: i
social network
Che
posto ha il Vangelo nell’era digitale e della grande Rete? Nell’era dei social
network pervasivi che occupano tutta la scena, per cui oggi uno si distingue
dall’altro solo se è connesso oppure no? Le tecnologie e i processi che esse
inducono possono essere dominati se si impara a conoscerli, Ma occorre indagare
il rapporto tra tecnica e verità dell’esperienza. È già capitato qualcosa di
simile quando il microfono è entrato nelle chiese. L’uso del microfono, anche
se questo potrebbe destare un po’ di ilarità, ha cambiato la liturgia. Il
sacerdote ha dovuto rivolgersi verso i fedeli anziché verso l’altare. È
cambiata la struttura delle chiese, almeno quelle nuove, perché la vecchia
architettura aveva una funzione anche acustica, che con il microfono è stata
resa inutile. Il rapporto tra tecnica e verità, dunque, è più complicato di
quello che pensiamo e, in qualche modo, inevitabile. Le tecnologie non vanno
subìte, ma reinterpretate creativamente. I social network sono una svolta
sociale, impongono un mutamento di direzione che va colto e valorizzato,
puntando per esempio sull’essere con piuttosto
che sull’esserci nella Rete. Dello
stesso avviso è Benedetto XVI quando osserva che l’interconnessione
nell’ambiente digitale può essere una condizione importante sebbene non
sufficiente per la collaborazione della famiglia umana. Nel tempo è cambiata la
concezione dei media. Oggi non sono più solo strumenti per comunicare, ma parte
integrante dell’ambiente. I media non hanno più confini, le cosiddette
piattaforme sono sparite, oggi la tv si vede anche sul telefonino, la radio si
ascolta sul computer. È un bene o un male? Presto per dirlo: si sono andate
sviluppando alcune capacità, per esempio la velocità e l’interazione, e
indebolite altre, per esempio la riflessione, la concentrazione, l’esperienza
di dare una gerarchia alle informazioni, l’intelligenza di prendere le distanze
dall’immediatezza. Occorrerebbe imparare ad essere contemporaneamente dentro e
fuori i media. Se si sta troppo dentro non ci si rende conto di ciò che accade,
come il pesce non si rende conto dell’acqua; se si sta troppo fuori si diventa
deficitari dal punto di vista tecnologico e si rischia di non cogliere i
mutamenti in atto. Tornando ai social network: il 90 per cento dei giovani tra
i 14 e i 29 anni è iscritto a Facebook, che è il social network più articolato
e consente operazioni più complesse rispetto agli altri. E lì si costruiscono
una identità. Ma il messaggio è la relazione, cioè amicizia, prossimità,
conoscenza, autoaffermazione, visibilità. Tutto ciò che se non è adeguatamente
affrontato degenera
in nuove povertà. La Chiesa lì dentro ascolta e dialoga. Può contribuire a
rinnovare la cultura e a rinnovarsi. Può, soprattutto, testimoniare.
Nessun commento:
Posta un commento