Sembrerebbero emergere facili gli allarmismi di un’inciviltà
senza requie e senza punto di ritorno davanti all’episodio appena occorso di
Juventus – Udinese, ma mica è tanto vero. Siamo molto meno moralisti di quel che
diamo ad intendere, Malagò docet. Non ne farei una questione antropologica e certamente
non colpevolizzerei padri e madri menefreghisti ma, al tempo stesso, mi
chiederei sinceramente perché per giovani e giovanissimi lo sport da stadio
faccia il paio col turpiloquio. C’è più di qualcosa che non torna e la
responsabilità è completamente dei genitori solo nel momento in cui si minimizza
sul rimedio. Non è il momento giusto di fare spallucce, e lo spirito di caserma
non lo si neutralizza solo con lo sventolio delle bandiere arcobaleno. Una proposta
tra le altre? Condivisibile l’idea della giornalista Lucarelli. Non ci vuole
Maria Montessori, o peggio, un plotone di psicoterapeuti da talk show per
capire che occorra una giusta correzione per cui un genitore responsabile bene farebbe a portare
i cari pargoletti a raccogliere cartacce allo stadio, fino all’ultima Pringless
frantumata…così, ad edificazione popolare e a memento futuro.
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