mercoledì 13 novembre 2013

PILI: UN TESORO SEGRETO DI TRE MILIARDI DI EURO NASCOSTO NELLE BONIFICHE AUSTRALIANE DELLE MINIERE SARDE ORA UN PIANO SERIO PER RILANCIARE LE BONIFICHE PIOMBO E ZINCO CONTENUTI IN 100 MILIONI DI TONNELLATE DI STERILI I LAVORATORI, I TECNICI IGEA CON I DISOCCUPATI DEL SULCIS DEVONO GESTIRE IL PIANO


“Le discariche minerarie abbandonate del Sulcis Iglesiente Guspinese contengono Piombo e zinco per un valore di 3 miliardi e trecento milioni di euro. Un quantitativo che consente di progettare un piano economico di non meno di 15/20 anni rilanciando l’intero territorio. Qualcuno progettava segretamente di far gestire questo piano agli australiani con la complicità di forti amicizie con l’apparato regionale e qualche socio privato. Ora che tutto è scoperto, bisogna subito mettere in campo un grande progetto pubblico di bonifica economica dei territori del sud Sardegna. Fuori australiani e profittatori e coinvolgimento diretto di università e professionalità locali, lavoratori e tecnici Igea, disoccupati sardi per avviare un progetto imponente sia sul piano ambientale che della ricaduta economica con reddito sicuro per il territorio”.
Lo ha dichiarato il deputato sardo Mauro Pili che stamane ha trasmesso alla Camera dei Deputati il piano australiano, con tutti i dati tenuti segreti, per “ripulire” le vecchie discariche minerarie di piombo e zinco.
“Dal piano australiano e dopo le verifiche puntuali sul caso emerge con chiarezza che sulle miniere del Sulcis Iglesiente si stava mettendo in atto un piano di saccheggio di Piombo e zinco senza precedenti – denuncia Pili. Nelle miniere sarde gli australiani, con la complicità di “forti” amicizie nell’apparato regionale, stavano progettando un sacco miliardario di piombo e zinco contenuto in vecchie discariche di oltre 90 milioni di sterili accumulati dalle lavorazioni minerarie in 200 anni di estrazioni. Il piano segreto, conservato segretamente tra gli affari importanti degli eredi della Sardinia Gold Mining, esce per la prima volta allo scoperto in tua la sua imponenza. Gli australiani, quelli del fallimento della miniera d’oro di Furtei, avevano messo gli occhi su un vero e proprio giacimento miliardario di Piombo e zinco nel Sulcis Iglesiente. Tutto questo con la regia di viale Trento che attraverso l’Igea ha consegnato il passepartout delle discariche di sterili agli australiani di J. Morris, lo stesso della Sardinia Gold Mining, furbescamente fallita nel marzo del 2009 lasciandosi alle spalle un disastro ambientale senza precedenti. Ora che questo piano emerge dai cassetti della Borsa di Londra non resta che tradurlo in un vero e proprio piano produttivo estrattivo per la Sardegna. I dati contenuti nel report riservato della KingsRose Mining sono a dir poco straordinari. In pratica sono stati esaminati 20 siti con altrettante campagne di trivellazioni e carotaggi per rilevare la stratigrafia e valutare i tenori di Piombo e zinco, ma sono stati esaminati anche oro e argento rilevati. Si tratta di tenori importanti che fanno emergere risvolti economici impensabili per l’intero bacino del Sulcis Iglesiente”.
“Da un quantitativo di sterili pari a quasi 90 milioni di tonnellate si calcola di poter estrarre 490 milioni di kg di piombo e un milione e ottocento mila kg di zinco. Cifre rilevanti se quotate sul mercato di Londra alla valutazione di inizio settimana: per il piombo il valore calcolato è di 772 milioni di euro, mentre la cifra sale a 2 miliardi e 593 milioni per lo zinco. In totale un business da 3 miliardi e 365 milioni di euro. Cifre che lasciano comprendere la rilevanza del progetto e il segreto tenuto su tutta la vicenda”.
ORA UN GRANDE PIANO PUBBLICO PER BONIFICHE ECONOMICHE E PRODUTTIVE


“ La rilevanza di questi dati consente di predisporre un master plan di bonifiche ambientali produttive senza precedenti restituendo al territorio il maltolto sia sul piano economico che il danno provocato. Si tratta di un piano che con un valore di tre miliardi e trecento milioni può rimettere in marcia il sistema produttivo del Sulcis Iglesiente. Tre soggetti devono concorrere a questo progetto di rinascita del territorio: l’Igea, intesa come tecnici e i lavoratori, con un profondo cambiamento gestionale e societario, va modificata la ragione sociale per consentire la totale gestione del progetto dell’Igea, l’Università, ripristinando a pieno regime l’esperienza della Facoltà di scienza dei materiali e i giovani disoccupati del territorio che devono trovare risposte occupazionali concrete e non velleitarie nella corretta riabilitazione ambientale del territorio”.
“Tre i livelli di intervento – sostiene Pili. Verifica dei piani di campionamento, anche se i tecnici Igea hanno seguito direttamente le analisi degli australiani, avvio della progettazione economica-finanziaria e tecnica del Piano di Bonifica Economica Produttiva, entro un anno realizzazione degli impianti di flottazione per l’estrazione di piombo e zinco”.
“Da questo sventato saccheggio – conclude Mauro Pili - si può trarre un’opportunità strategica: riabilitare in termini ambientali il territorio con una valenza economica in grado di produrre ricadute economiche ed occupazionali rilevanti. Tutto questo dimostra se ce ne fosse bisogno della cecità politica di chi ha fatto chiudere l’università di Monteponi e di chi non ha proseguito quel filone di ricerca sui materiali avviato nel 1996. Oggi non c’è più altro tempo da perdere, fuori coloro che hanno architettato il saccheggio e subito un piano economico e gestionale di questa straordinaria opportunità per la Sardegna e il Sulcis Iglesiente”.


Nessun commento:

Posta un commento