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Claudia Tronci. Finale III stagione di "Di che danza 6?".
Foto: Paolo Magnanelli |
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Negli abiti di Eleonora d'Arborea al XIX Corteo Storico Medievale Iglesias
Foto: Ignazio Vacca |
“Io
ballo da sola” è il titolo dell’evocativa e agrodolce pellicola di Bernardo
Bertolucci (1996) che in tutto e per tutto - meno in tema di giovinezza e
seducente femminilità- è lontana dal
mood frizzante e vivace del ballo, ormai altrettanto famoso in terra sarda, del
“Di che danza 6?” televisivo di Claudia Tronci. Nonostante la giovane età la
Tronci ha maturato un’originalità ricca di smalti e di energici contrappunti:
basti pensare alla collaborazione con diversi Comuni sardi presso i quali
contribuisce a progetti di socializzazione attraverso le discipline artistiche
della danza e del teatro.
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Foto: Alessandrino Crastulo Photography |
A
Claudia, che è parte integrante della Storia della
Televisione Sarda, il fuoco effimero e
fuligginoso della notorietà facile, raggiunto da colleghe che hanno
seguito ben più audaci traiettorie, non ammalia. Ha in ogni suo
programma, più o meno dichiaratamente, cercato di estirpare la mala pianta
dell’ozio nel giovane deluso dall’inutilità dello studio, dalla non
riconosciuta meritocrazia fino ad annientare con il sorriso il frutto avvelenato
di un agonismo logorante tra giovani artisti. Seguendola sugli schermi tv non
può non venire in mente il concetto di meritocrazia. Un’infanzia trascorsa a
strutturare il proprio corpo con la danza, a studiare, aggiornarsi, lavorare
lavorare lavorare perché per la Tronci nulla si può lasciare
all’improvvisazione, men che meno alla fortuna del grosso colpo della vita,
quello che impigrisce chi lo riceve e frustra quanti lavorano sodo senza
l’opportunità della giusta valorizzazione.
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Foto Matteo Melis |
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Foto Marcello Trois |
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Foto Peppuccio Trudu |
La Tronci è quanto di più lontano da
soubrette e starlettine televisive quei “prodotti” del teleschermo
straconfezionati che si irritano se gli interlocutori non si comportano da
scolari. L’immediato, il subito, il qui non è roba con il quale barattare lavoro,
passione e dedizione. La maturità professionale viene da molteplici esperienze
in cui spontaneità e sicurezza risultano sbalorditivamente inalterate sia in
caso di talk politico che di intrattenimento strettamente inteso. Ogni
programma della botticelliana conduttrice di Videolina ha una mission precisa e una cura del
particolare da vera perita del settore. Regista per necessità professionale,
coreografa per naturale gemmazione, ma prima di ogni altra cosa ballerina per
pura, incontrollabile passione. Si può
ben addire a lei il motto “sono realista perciò pretendo l’impossibile”, a lei
che è stata disposta a lavorare fin da bambina per arrivare dov'è ora. Ci sono personaggi che diventano familiari attraverso i
media, altri diventano amici: Claudia Tronci è una di queste.
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Foto: Michele Vacca |
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Foto: Valentino Deiana |
D: Assodato
che ogni avanguardia è stata considerata pop (persino Goethe!) secondo lei
Quanto ha inciso la cultura pop nel favorire la crescita di un fenomeno, quasi
antropologico, come i Talent televisivi? “Amici” et similia, ha quasi sdoganato
la disquisizione forbita dell’argomento danza pop, basti vedere il parterre di
giornalisti e artisti di primo livello presenti durante le finali della
trasmissione. Permangono però le dolenti note della fomentazione di un agonismo
esasperato che anima talvolta giovani non proprio esordienti (ragazze di dubbio
talento, già ritoccate dal chirurgo e avvistate su yacht famosi già in
tenerissima età). Qual è la sua opinione in proposito?R: Non è semplice rispondere a questa domanda in
quanto trovo tante tantissime risposte che fanno nascere tante tantissime altre
domande. Credo in generale che la televisione sia un mezzo molto importante e
ogni persona che ci lavora ne fa l’uso che crede. Per me la televisione è un
mezzo di comunicazione intelligente che riesce a far entrare nelle case dei
telespettatori ciò che noi proponiamo. Chi fa programmi seri e impegnativi, chi li fa leggeri, chi li fa
troppo pesanti. A tutte queste categorie corrispondono le diverse tipologie di
pubblico. Nel mio caso, ho scelto di fare una televisione sana, educata, senza
parolacce, senza litigi, senza urla e soprattutto senza escludere il contenuto
principale: la danza, il ballo e la sana competizione. La mia trasmissione
nasce per la divulgazione della danza in tutte le sue forme, da quelle a
indirizzo teatrale, a quelle sportive a quelle urbane, orientali e i balli di
coppia. Vengono coinvolti dagli 80 ai 100 allievi per puntata e il mio
obbiettivo primario non è la competizione ma regalare al ragazzo l’esperienza,
dei consigli, delle emozioni. Il gioco che noi creiamo con la valutazione della
nostra giuria tecnica, che ho scelto per la grande esperienza,è un modo per far
ruotare le scuole più meritevoli e con il televoto promuovere quelle che il
pubblico vuole rivedere, ma alla base c’è sempre l’incoraggiamento. È vero che
può ricordare i talent show nazionali ma Di che danza 6? ha un obbiettivo
diverso. Vogliamo creare uno stimolo a crescere. Ogni volta che i ragazzi
tornano in trasmissione sono più carichi, più sicuri, più forti. Obbiettivo
raggiunto! D: Scusi la domanda un
po’ sarcastica ma a giudicare dalla perizia calcistica di alcune soubrette che,
secondo antica consuetudine, sono deputate all’analisi dello sport ammiraglio
ci si aspetta che da un momento all’altro esclamino : “Bene, ora parliamo di
pedate e dintorni o di fatti pallonari” , lei si occupa, similmente, di
intrattenimento ma è facilmente ravvisabile tanta preparazione: ci può parlare
degli anni della sua formazione?
R: Io ho iniziato a studiare
danza classica quando avevo 12 anni grazie a un programma tv intitolato
Maratona d’estate su Rai 1, condotto da un grandissimo critico di danza che era
Vittoria Ottolenghi.
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La conduttrice tv durante il suo primo saggio di danza |
Mia madre si accorse subito di quanto io amassi
quest’arte. Da allora ho continuato la mia formazione tutta Sarda, la mia
ultima insegnante è stata Assunta Pittaluga che non solo mi ha insegnato la
tecnica ma anche a viverla con il sorriso. Naturalmente ho arricchito tutto con
stage e seminari di maestri nazionali e
internazionali. Ho avuto anche la mia esperienza fuori dall’ isola ma li mi
accorsi che volevo viverla in un'altra maniera e tornando in Sardegna nel 2007
ho bussato alla porta di Videolina ( con cui avevo già collaborato per diverse
trasmissioni) proponendo un progetto sulla danza, dopo il primo di 4 puntate in
quello stesso anno, scrivo il secondo e nel 2010 nasce Di che danza 6?. Grazie
alla mia famiglia, che ha fondato la scuola di danza Arabesque a Terralba, ho potuto realizzare e sviluppare tante idee,
dal 1995 al 2005 l’appuntamento con la danza in Sardegna era da noi, DANCE
MEETING TERRALBA. In tempi in cui le scuole erano poche e non si collaborava
tanto, noi ci siamo riusciti. Una rassegna regionale che accoglieva 200
ballerini ogni serata per l appuntamento che spesso ci impegnava 2 sere di
spettacolo per la nutrita partecipazione da tutta la Sardegna. Questa
esperienza di Palcoscenico e di scambio mi ha portato a realizzare un progetto
simile in tv con la differenza che in tv c’è una giuria.
Ho studiato
recitazione che mi ha insegnato tanto, recitando in teatro per il circuito
scolastico e in decentramento e quella è stata una grande palestra.
L’esperienza più importante è stata affrontare un audizione e venire ammessa a
danzare con altre 15 colleghe sarde con la compagnia del teatro Kirov di
Sanpietroburgo, una delle compagnie di balletto più importante al mondo. Ho
unito le mie 2 passioni Danza e Tv ed è nato Di che danza 6? Dopo 3 anni di
lavoro a cercare la formula più giusta, è nato da me e curo tutto
personalmente. Prodotto da Videolina, la regia televisiva è di Angelo Palla.
D: Sono
cambiate abitudini e ossessioni e la Sardegna fa parte del mondo ma a nostro
parere fare bene lo spettacolo è
occasione per creare un sorriso
non sono le alienazioni del pensiero dal mondo e dal modo di vivere, insomma
munizioni per affrontare l’esistenza. Però è anche vero che quando il pavone fa
la ruota per farsi notare, drizzando le sue belle piume, scopre tutto il resto
e fa vedere da tutte le parti ciò che ha di meno bello..può dirci a tal
proposito da cosa metterebbe in guardia quei giovani che decidono di ricalcare
le sue orme nel mondo dello spettacolo?
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Steve La Chance e la conduttrice e ballerina.
Il celeberrimo coreografo è stato insegnante dell'artista sarda.
Claudia Tronci ha intervistato La Chance in occasione della finale
del programma da lei ideato e condotto.
R: Il mondo dello spettacolo
come in tutti gli ambiti lavorativi ha i suoi pregi e i suoi difetti. Il mio
consiglio è sicuramente crederci! Credere che anche qui in un mondo
“fantastico” ci siano solide basi. Una sicuramente è lo studio, una buona
preparazione un continuo arricchimento del proprio bagaglio personale. È
importante secondo me, aprire la propria mente e spaziare, non fossilizzarsi su
una disciplina ma curiosare e fare tante altre esperienze. Io personalmente ho
iniziato a studiare danza, classica, moderna ( non ho più smesso e sono un’
insegnante di danza) ho fatto la fotomodella e sono stata testimonial di tante
campagne pubblicitarie. Poi la prima trasmissione “Sindaco per un minuto”,
video musicali,spot tv e l’attrice per uno spot di una nota azienda che mi
vedeva nei panni di bombolaia ad insegnare il corretto uso del gas domestico.
Cosa c’entra con la danza? Niente!! Ma fa parte del bagaglio personale io non
mi sono limitata alla danza e questo mi ha portato ad essere la Claudia Tronci
che oggi conoscete. Ricordate lucidate
le scarpette? E la sigla dove interpreto
la segretaria? tutto ciò che di
artistico richiede la trasmissione è ideato da me. Vi confido che anche io, nel
2001, ho partecipato ai provini di “Amici”. Con le mie sorelle presi il mio
primo aereo per Roma, Cinecittà. 7000 persone in fila con me. Non sono entrata
a far parte del cast ma ho avuto la soddisfazione di essere tra le 6 che in
quel momento la commissione doveva selezionare. Steve La Chance prese il
microfono e disse “ tu, con i panta neri e maglia bianca, capelli raccolti e
senza trucco, fai un passo avanti! è vera l’età che scrivi nel tuo foglio
d’iscrizione?” io timidamente feci il
passo avanti pensando che dovesse dirmi che ero scarsa e vecchia e non ci
facevo nulla tra le 18enni, invece con
tono imperativo disse “ guardate questa ragazza!! Io diventai sempre più
piccola nel silenzio di tutto lo studio,
mi chiese di dire a voce alta la mia età. Io ho 26 anni dissi..timidamente. Lui
“vi serva d’esempio questa ragazza,
passa lei di questo gruppo”. Io non potevo crederci, ero contenta anche
cosi!! Potevo tornare a casa! Poi ci fu l’ audizione del canto ma non ci fu
nessuna comunicazione per me. Non mi
sono arresa e ho continuato a credere in questo lavoro. Non sono entrata nel
cast di amici ma, due anni dopo, ho ballato
con una delle compagnie più importanti del mondo. Il segreto secondo me è
essere sempre se stessi e non arrendersi se un’ audizione, un provino , un
casting non sono andati bene. Il motivo non è perché non sei bravo, ma il
regista o il coreografo hanno un idea precisa quando cercano interpreti e prima
o poi si trova chi cerca noi. Testa alta
e piedini per terra, pronti per un'altra sfida!! |
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Foto di Donato Tore |
D: Siamo
curiosi: progetti futuri???
R: Progetti per il
futuro??? La mia 4° stagione ricca di nuovi ospiti, novità nel format !! Non vi
anticipo altro ma le mie maniche sono già rimboccate!!
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Foto di Claudia Peddis |
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Foto di Monica Tronci |
Che bel post!! meritatissimo per una come Claudia. Concordo su tutto. Una personalità rara al giorno d'oggi. Complimenti a te per la bella analisi e a Claudia per la sua professionalità.
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