mercoledì 27 novembre 2013

PILI A GABRIELLI IN COMMISSIONE ALLA CAMERA DEI DEPUTATI: TROPPE OMBRE SULLA CATENA DI COMANDO NELLE 15 ORE DI INFERNO IN SARDEGNA


PRIMA DI TUTTO RISARCIMENTI, RICOSTRUZIONE E RESPONSABILITA’

Attivare immediatamente servizio sms di protezione civile direttamente ai cittadini

“Per evitare nuovi immani tragedie bisogna capire sino in fondo cosa realmente è accaduto in Sardegna in quelle drammatiche 15 ore di inferno. Ci sono troppe zone d’ombre che vanno chiarite per venire a capo di responsabilità e competenze. Vanno esaminate ora per ora le fasi gestionali dell’evento considerato che il grado di allerta “elevata” prevedeva, in modo esplicito, il rischio di perdita di vite umane. Com’è stato possibile che in 15 ore non si sia stati in grado di monitorare in modo efficace e puntuale l’evoluzione meteo e le conseguenze idrogeologiche che si sarebbero verificate nell’evoluzione meteorologica? Non tutto può essere legato all’eccezionalità dell’evento ma sicuramente molte vittime potevano essere evitate proprio se la catena di comando avesse funzionato a dovere. Non si possono scaricare le croci sugli anelli deboli della catena, i Sindaci, anche perché molti fattori si sono generati in altri territori relativamente lontani da quelli dove ci sono state le vittime. E le responsabilità sono di ben altra natura”. 

Lo ha detto stamane il deputato sardo Mauro Pili intervenendo nel faccia a faccia con il Capo della protezione Civile Gabrielli in audizione in commissione infrastruttura e ambiente della Camera dei deputati.

“ La diga di Torpè – ha detto Pili intervenendo in commissione – era, per esempio, una criticità che non poteva passare in secondo piano. Dovevano essere adottate delle misure straordinarie, come il preventivo svuotamento della stessa, sin dalla prima allerta elevata della domenica. La competenza del servizio idrografico regionale nella gestione dei livelli degli invasi avrebbe dovuto obbligare l’immediata richiesta al servizio dighe nazionale per avviare sin da domenica lo svuotamento considerato che quell’invaso non dispone di scarichi di superficie. L’onda anomala che si è verificata in quel contesto ha provocato morti e distruzione. Non si può sottovalutare e ignorare il fatto che la catena di comando è stata in questo caso quanto meno inefficace, se non del tutto inesistente nella peggiore delle ipotesi. Il caso della diga di Torpè – ha detto Pili – non può essere in alcun modo nascosto, serve e si deve fare chiarezza”. 

“Le regioni che risultassero inadempienti e che non avessero adempiuto agli obblighi di protezione civile – ha proseguito Pili - devono essere commissariate immediatamente ed evitare reiterati vuoti nella catena di comando. Dall’entrata in vigore delle norme per la gestione della protezione civile in Italia, nel febbraio 2004, e l’attribuzione delle competenze alle Regioni sono passati quasi dieci anni senza che la Regione Sardegna si sia dotata di una legge sulla protezione civile e di una puntuale organizzazione della protezione civile in base alle indicazioni delle disposizioni nazionali”.

Un servizio di messaggistica diretta ai cittadini avrebbe salvato molte vite umane
“In questo senso – ha aggiunto Pili – bisogna intervenire anche in un processo di sussidiarietà orizzontale, non fermandosi al passaggio delle competenze dallo Stato alle regioni e da queste ai comuni. Occorre andare oltre mettendo i cittadini nelle condizioni di non subire le inadempienze istituzionali. Sarebbe bastato disporre di un efficiente e articolato servizio di messaggistica telefonica, in accordo con le stesse compagnie di telecomunicazioni, per dare ai cittadini dislocati nelle aree a rischio quelle indicazioni necessarie per prevenire con anticipo di ore il pericolo che si prevedeva e che ogni ora di più si stava generando in modo devastante. Per questo motivo, oltre alle questioni strategiche relative agli interventi strategici sul piano idrogeologico, sarebbe necessario che fosse proprio la protezione civile nazionale a prevedere un accordo con le compagnie di telecomunicazioni per garantire ai cittadini un servizio che consenta di intervenire con congruo anticipo rispetto ad un’allerta meteo di 24 ore prima e una durata dell’evento di 15 ore”

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