venerdì 29 novembre 2013

"Càsate y sé sumisa". Se è la libertà di stampa ad essere sottomessa.

Se è la libertà di stampa ad essere sottomessa.
 Nessuno, o quasi, men che meno sulla stampa, di piccola o alta tiratura, parla di un fenomeno degno della peggiore censura totalitaria degli ultimi due secoli. Noi nati negli anni ottanta tiravamo un sospiro di sollievo dopo la caduta del muro di Berlino, inspirando a pieni polmoni quella promessa di wind of change. Ma quale wind e wind d’Egitto? Non certamente quello che entra dalle finestre spagnole. Il fatto è la censura incondizionata dell’opera  della giornalista Tg3 Costanza Miriano “Sposati e sii sottomessa” versione italiana di “Càsate y sé sumisa”. Il libro è un ameno viaggio tragicomico tra le peripezie matrimoniali del connubio cristiano cattolico, ergo, si badi bene, matrimonio libero, unione in cui i due coniugi hanno voluto liberamente la loro comunione sacramentata dal giuramento ecclesiale. Il titolo del volume è ispirato alla nota pericope paolina contenuta nella lettera agli Efesini, stessa lettera in cui San Paolo dice qual cosina anche agli uomini, come la stesa giornalista precisa nel proseguo ideale del libro, confluito successivamente in un secondo volume di successo per i tipi della Sonzogno Editore (Sposati e muori per lei). Il volume, con tono divertente e ironico, raccoglie osservazioni razionali di buon senso, rinforzate dalle indicazioni del Magistero, si limita a rappresentare uno stimolo a riflettere sull’amore e sulla vita per riscoprire la vocazione meravigliosa della donna, la cui prima vera grande rivalutazione si deve al cristianesimo cattolico. La questione assai grave è il silenzio scandaloso dei colleghi giornalisti, a prescindere dal contenuto dell’opera che può essere ritenuto più o meno confessionale. In seno alla vicenda nasce l’allarmante e mai sopita minaccia del reato d’opinione. Perché nessun organo di stampa, italiano e non, ha chiesto spiegazioni al Governo spagnolo la ragione reale di tanto accanimento davanti ad associazioni, partiti politici, intellettuali spagnoli che chiedono di ritirare il suo libro dal mercato? Sarebbe interessante comprenderne le ragioni reali perché quelle apparenti sono le più fantasiose: istigazione alla violenza sulle donne, l’incessante tentativo d’arresto verso il processo di parificazione al genere maschile et alii.
Reato d’opinione: ci risiamo. Un unico suggerimento ai cari cugini spagnoli: le vostre interrogazioni parlamentari riservatele a problemi seri e prendetevi l’incomodo di leggere un libro prima di fare figure tapine di simil fata. Buena lectura para usted, si usted puede entender lo que lee.








mercoledì 27 novembre 2013

PILI A GABRIELLI IN COMMISSIONE ALLA CAMERA DEI DEPUTATI: TROPPE OMBRE SULLA CATENA DI COMANDO NELLE 15 ORE DI INFERNO IN SARDEGNA


PRIMA DI TUTTO RISARCIMENTI, RICOSTRUZIONE E RESPONSABILITA’

Attivare immediatamente servizio sms di protezione civile direttamente ai cittadini

“Per evitare nuovi immani tragedie bisogna capire sino in fondo cosa realmente è accaduto in Sardegna in quelle drammatiche 15 ore di inferno. Ci sono troppe zone d’ombre che vanno chiarite per venire a capo di responsabilità e competenze. Vanno esaminate ora per ora le fasi gestionali dell’evento considerato che il grado di allerta “elevata” prevedeva, in modo esplicito, il rischio di perdita di vite umane. Com’è stato possibile che in 15 ore non si sia stati in grado di monitorare in modo efficace e puntuale l’evoluzione meteo e le conseguenze idrogeologiche che si sarebbero verificate nell’evoluzione meteorologica? Non tutto può essere legato all’eccezionalità dell’evento ma sicuramente molte vittime potevano essere evitate proprio se la catena di comando avesse funzionato a dovere. Non si possono scaricare le croci sugli anelli deboli della catena, i Sindaci, anche perché molti fattori si sono generati in altri territori relativamente lontani da quelli dove ci sono state le vittime. E le responsabilità sono di ben altra natura”. 

Lo ha detto stamane il deputato sardo Mauro Pili intervenendo nel faccia a faccia con il Capo della protezione Civile Gabrielli in audizione in commissione infrastruttura e ambiente della Camera dei deputati.

“ La diga di Torpè – ha detto Pili intervenendo in commissione – era, per esempio, una criticità che non poteva passare in secondo piano. Dovevano essere adottate delle misure straordinarie, come il preventivo svuotamento della stessa, sin dalla prima allerta elevata della domenica. La competenza del servizio idrografico regionale nella gestione dei livelli degli invasi avrebbe dovuto obbligare l’immediata richiesta al servizio dighe nazionale per avviare sin da domenica lo svuotamento considerato che quell’invaso non dispone di scarichi di superficie. L’onda anomala che si è verificata in quel contesto ha provocato morti e distruzione. Non si può sottovalutare e ignorare il fatto che la catena di comando è stata in questo caso quanto meno inefficace, se non del tutto inesistente nella peggiore delle ipotesi. Il caso della diga di Torpè – ha detto Pili – non può essere in alcun modo nascosto, serve e si deve fare chiarezza”. 

“Le regioni che risultassero inadempienti e che non avessero adempiuto agli obblighi di protezione civile – ha proseguito Pili - devono essere commissariate immediatamente ed evitare reiterati vuoti nella catena di comando. Dall’entrata in vigore delle norme per la gestione della protezione civile in Italia, nel febbraio 2004, e l’attribuzione delle competenze alle Regioni sono passati quasi dieci anni senza che la Regione Sardegna si sia dotata di una legge sulla protezione civile e di una puntuale organizzazione della protezione civile in base alle indicazioni delle disposizioni nazionali”.

Un servizio di messaggistica diretta ai cittadini avrebbe salvato molte vite umane
“In questo senso – ha aggiunto Pili – bisogna intervenire anche in un processo di sussidiarietà orizzontale, non fermandosi al passaggio delle competenze dallo Stato alle regioni e da queste ai comuni. Occorre andare oltre mettendo i cittadini nelle condizioni di non subire le inadempienze istituzionali. Sarebbe bastato disporre di un efficiente e articolato servizio di messaggistica telefonica, in accordo con le stesse compagnie di telecomunicazioni, per dare ai cittadini dislocati nelle aree a rischio quelle indicazioni necessarie per prevenire con anticipo di ore il pericolo che si prevedeva e che ogni ora di più si stava generando in modo devastante. Per questo motivo, oltre alle questioni strategiche relative agli interventi strategici sul piano idrogeologico, sarebbe necessario che fosse proprio la protezione civile nazionale a prevedere un accordo con le compagnie di telecomunicazioni per garantire ai cittadini un servizio che consenta di intervenire con congruo anticipo rispetto ad un’allerta meteo di 24 ore prima e una durata dell’evento di 15 ore”

mercoledì 13 novembre 2013

L'EPTALOGO DI MAURO PILI SUL PIU' GRANDE DISASTRO AMBIENTALE IN TERRA SARDA

1) un gruppo di australiani nel 1996 inizia insieme alla Regione lo sfruttamento della miniera d'oro di Furtei;

2) a marzo 2009 la società fallisce, scappano i titolari lasciando devastazione ambientale e disastro economico;

3) a ottobre 2009 gli stessi signori della devastazione e del fallimento di Furtei ritornano in Regione. Trovano porte aperte. Nel 2010/ 2011 iniziano il nuovo progetto nel Sulcis. Fanno sondaggi, scoprono piombo e zinco nelle discariche.

4) I risultati restano segreti e progettano un piano di sfruttamento miliardario;

5) il valore del piano supera i tre miliardi e trecento milioni;

6) il 13 novembre 2013 rendo pubblico il piano: gli affari australiani sulla testa dei sardi con la complicità di qualche amico devono essere rispediti al mittente;

7) il piano di bonifica ambientale economica e produttiva deve essere in mano dei sardi, dei tecnici e dei lavoratori del Sulcis Iglesiente. Senza se e senza ma!

PILI: UN TESORO SEGRETO DI TRE MILIARDI DI EURO NASCOSTO NELLE BONIFICHE AUSTRALIANE DELLE MINIERE SARDE ORA UN PIANO SERIO PER RILANCIARE LE BONIFICHE PIOMBO E ZINCO CONTENUTI IN 100 MILIONI DI TONNELLATE DI STERILI I LAVORATORI, I TECNICI IGEA CON I DISOCCUPATI DEL SULCIS DEVONO GESTIRE IL PIANO


“Le discariche minerarie abbandonate del Sulcis Iglesiente Guspinese contengono Piombo e zinco per un valore di 3 miliardi e trecento milioni di euro. Un quantitativo che consente di progettare un piano economico di non meno di 15/20 anni rilanciando l’intero territorio. Qualcuno progettava segretamente di far gestire questo piano agli australiani con la complicità di forti amicizie con l’apparato regionale e qualche socio privato. Ora che tutto è scoperto, bisogna subito mettere in campo un grande progetto pubblico di bonifica economica dei territori del sud Sardegna. Fuori australiani e profittatori e coinvolgimento diretto di università e professionalità locali, lavoratori e tecnici Igea, disoccupati sardi per avviare un progetto imponente sia sul piano ambientale che della ricaduta economica con reddito sicuro per il territorio”.
Lo ha dichiarato il deputato sardo Mauro Pili che stamane ha trasmesso alla Camera dei Deputati il piano australiano, con tutti i dati tenuti segreti, per “ripulire” le vecchie discariche minerarie di piombo e zinco.
“Dal piano australiano e dopo le verifiche puntuali sul caso emerge con chiarezza che sulle miniere del Sulcis Iglesiente si stava mettendo in atto un piano di saccheggio di Piombo e zinco senza precedenti – denuncia Pili. Nelle miniere sarde gli australiani, con la complicità di “forti” amicizie nell’apparato regionale, stavano progettando un sacco miliardario di piombo e zinco contenuto in vecchie discariche di oltre 90 milioni di sterili accumulati dalle lavorazioni minerarie in 200 anni di estrazioni. Il piano segreto, conservato segretamente tra gli affari importanti degli eredi della Sardinia Gold Mining, esce per la prima volta allo scoperto in tua la sua imponenza. Gli australiani, quelli del fallimento della miniera d’oro di Furtei, avevano messo gli occhi su un vero e proprio giacimento miliardario di Piombo e zinco nel Sulcis Iglesiente. Tutto questo con la regia di viale Trento che attraverso l’Igea ha consegnato il passepartout delle discariche di sterili agli australiani di J. Morris, lo stesso della Sardinia Gold Mining, furbescamente fallita nel marzo del 2009 lasciandosi alle spalle un disastro ambientale senza precedenti. Ora che questo piano emerge dai cassetti della Borsa di Londra non resta che tradurlo in un vero e proprio piano produttivo estrattivo per la Sardegna. I dati contenuti nel report riservato della KingsRose Mining sono a dir poco straordinari. In pratica sono stati esaminati 20 siti con altrettante campagne di trivellazioni e carotaggi per rilevare la stratigrafia e valutare i tenori di Piombo e zinco, ma sono stati esaminati anche oro e argento rilevati. Si tratta di tenori importanti che fanno emergere risvolti economici impensabili per l’intero bacino del Sulcis Iglesiente”.
“Da un quantitativo di sterili pari a quasi 90 milioni di tonnellate si calcola di poter estrarre 490 milioni di kg di piombo e un milione e ottocento mila kg di zinco. Cifre rilevanti se quotate sul mercato di Londra alla valutazione di inizio settimana: per il piombo il valore calcolato è di 772 milioni di euro, mentre la cifra sale a 2 miliardi e 593 milioni per lo zinco. In totale un business da 3 miliardi e 365 milioni di euro. Cifre che lasciano comprendere la rilevanza del progetto e il segreto tenuto su tutta la vicenda”.
ORA UN GRANDE PIANO PUBBLICO PER BONIFICHE ECONOMICHE E PRODUTTIVE


“ La rilevanza di questi dati consente di predisporre un master plan di bonifiche ambientali produttive senza precedenti restituendo al territorio il maltolto sia sul piano economico che il danno provocato. Si tratta di un piano che con un valore di tre miliardi e trecento milioni può rimettere in marcia il sistema produttivo del Sulcis Iglesiente. Tre soggetti devono concorrere a questo progetto di rinascita del territorio: l’Igea, intesa come tecnici e i lavoratori, con un profondo cambiamento gestionale e societario, va modificata la ragione sociale per consentire la totale gestione del progetto dell’Igea, l’Università, ripristinando a pieno regime l’esperienza della Facoltà di scienza dei materiali e i giovani disoccupati del territorio che devono trovare risposte occupazionali concrete e non velleitarie nella corretta riabilitazione ambientale del territorio”.
“Tre i livelli di intervento – sostiene Pili. Verifica dei piani di campionamento, anche se i tecnici Igea hanno seguito direttamente le analisi degli australiani, avvio della progettazione economica-finanziaria e tecnica del Piano di Bonifica Economica Produttiva, entro un anno realizzazione degli impianti di flottazione per l’estrazione di piombo e zinco”.
“Da questo sventato saccheggio – conclude Mauro Pili - si può trarre un’opportunità strategica: riabilitare in termini ambientali il territorio con una valenza economica in grado di produrre ricadute economiche ed occupazionali rilevanti. Tutto questo dimostra se ce ne fosse bisogno della cecità politica di chi ha fatto chiudere l’università di Monteponi e di chi non ha proseguito quel filone di ricerca sui materiali avviato nel 1996. Oggi non c’è più altro tempo da perdere, fuori coloro che hanno architettato il saccheggio e subito un piano economico e gestionale di questa straordinaria opportunità per la Sardegna e il Sulcis Iglesiente”.


mercoledì 6 novembre 2013

PILI: UN PIANO AL CIANURO PER LA SARDEGNA IL FILO ROSSO TRA MR. MORRIS E LE ISTITUZIONI SARDE

INTERROGAZIONE PARLAMENTARE DI MAURO PILI SUL DISASTRO A FURTEI E LE PERVERSE MIRE SULLE BONIFICHE MINERARIE 

Intervenga subito la protezione civile nazionale, rischio disastro ambientale elevatissimo

“Una vera e propria scalata alle bonifiche minerarie della Sardegna fatta a colpi di cianuro e “forti” rapporti con le istituzioni sarde. Un assalto in piena regola messo a punto nel dicembre del 2009 in ogni dettaglio con tanto di comunicazioni formali alla Borsa dei Metalli di Londra attraverso le trimestrali della neonata King Rose Mining, gestita dagli stessi che rasero al suolo e inquinarono Furtei e dintorni. E’ il verbale della trimestrale trasmessa alla Borsa di Londra a fare il resto. Questa la formula utilizzata per la fare la sostanziale comunicazione ai mercati internazionali: “Grazie ai forti rapporti con le istituzioni sarde siamo lieti di annunciare che sfrutteremo tutte le aree minerarie della Sardegna”. Con questa formula Mr. Morris, prima direttore della società che ha sventrato e inquinato Furtei e poi, nel dicembre 2009, candidato a gestire, d’intesa di fatto con la Regione Sardegna, con le stesse tecniche e stesse modalità al cianuro, annuncia il progetto per la separazione dei metalli pesanti dalle discariche delle aree minerarie della Sardegna. Si tratta di un piano tenuto segreto e giocato nelle borse internazionali dei metalli, nonostante la presenza degli australiani fosse stata notata e denunciata negli anni scorsi. Nessuno comprese il piano sardo-australiano-canadese che emerge oggi in tutta la sua gravità proprio dai report della Borsa di Londra trasmessimi in questi giorni dopo la denuncia del disastro di Furtei”.

I FALLITI DI FURTEI RITORNANO IN SARDEGNA PER UN PIANO SCELLERATO SULLE DISCARICHE MINERARIE
Lo denuncia in una articolata e dettagliata interrogazione il deputato sardo di Unidos Mauro Pili che con documenti alla mano ricostruisce una delle pagine più gravi dell’inquinamento ambientale e speculativo di questi ultimi anni in Sardegna.

CAMBIO CASACCA PER MR.MORRIS, DA SARDINIA GOLD MINING A KING ROSE MINING
“Il disastro di Furtei – dice Pili – è sotto gli occhi di tutti. Un lago di cianuro, montagne sventrate, fallimenti e fughe. A guidare quell’operazione c’è sempre stato un signore di mezza età che conosceva perfettamente tecniche e che aveva le chiavi d’accesso in tutti gli uffici della Regione. Tale Mr. Morris aveva guidato, guadagnando cifre stratosferiche, la miniera di Furtei poi miseramente fallita lasciando devastazione e inquinamento. La Regione viene chiamata a pagare i danni per conto dei signori falliti e scomparsi, otto mesi dopo quel fallimento, però, sempre la Regione Sarda mette in campo nuove relazioni con gli stessi soggetti del fallimento. Negli uffici della Regione e dell’Igea ricompare, dopo il fallimento, lo stesso Mr.Morris: cambia casacca per vestire le insegne della King Rose Mining. Obiettivo chiaro ed evidente: sfruttare le discariche minerarie a cielo aperto della Sardegna, partendo dal Sulcis, per estrarre a colpi di cianuro tutti i metalli presenti in quegli accumuli di sterili”.

OBIETTIVO PIOMBO E ZINCO A SUON DI CIANURO IL PIANO BIS DOPO IL FALLIMENTO DI FURTEI
“Nel Sulcis ci sono delle proteste per il tentativo di esautorare i tecnici dell’Igea a favore di quelli australiani. Ma il piano su scala internazionale funzionale alla scalata in borsa sfugge ai più. E’ la trimestrale del dicembre 2009 venuta alla luce dopo la denuncia sul lago di cianuro di Furtei a togliere ogni dubbio:
“La comunicazione formale alla Borsa – denuncia Pili - è firmata da Mr. Morris, lo stesso che guidava la miniera di Furtei. L’annuncio alla Borsa è esplicito: “Gli amministratori di King Rose Mining sono lieti di annunciare che l’azienda inizierà il lavoro di prefattibilità su un potenziale molto grande di sterili. Un progetto di ritrattamento di uno dei più grandi quartieri minerari in Europa. King Rose ha raggiunto in linea di principio un accordo con il governo regionale di Sardegna, Italia, per iniziare il lavoro su più depositi di sterili zinco piombo contenente un obiettivo tra 70-90.000.000 di tonnellate di materiale accumunato da oltre 200 anni di attività mineraria”.
Ecco il comunicato ufficiale della Kingsrose Mining Ltd trasmesso alle Borse da cui si evince il piano e la dimensione dello stesso predisposto dopo il fallimento della Sardinia Gold Mining:
“Per quale motivo, nonostante fosse già intervenuto il fallimento della Sardinia Gold Mining del marzo 2009, la Regione Sardegna, appena otto mesi dopo, ha consentito questa comunicazione alla Borsa di Londra? – chiede Pili nell’interrogazione parlamentare. Per quale motivo nessuno ha impedito il solo accesso di questo signore e di questa società negli uffici della Regione? Per quale motivo nonostante la Regione stesse stanziando denari per la bonifiche del misfatto è stata stipulata un’intesa con lo stesso Mr. Morris? A spiegare il motivo sono sempre le comunicazioni alla Borsa di Londra del dicembre 2009: “Kingsrose lavorerà a stretto contatto con l'agenzia del governo sardo , IGEA SpA ( Interventi Geo Ambientali – Geo Intervento Ambiente), l'organizzazione responsabile della gestione e la riabilitazione dei siti minerari chiusi su Sardegna. Kingsrose ha personale senior che ha esperienza nella gestione in Sardegna e che ha una forte rete di contatti governativi e societari”. 
“Cosa significa avere “una forte rete di contatti governativi e societari”? – chiede Pili al governo. Tutto questo costituisce un misfatto grave senza possibilità di giustificazione. Una vera e propria confessione di un filo rosso giocato sulla testa delle bonifiche e dei disastri ambientali”.

CON IL CIANURO PENSAVANO DI RIPULIRE LE DISCARICHE MINERARIE
“Da informative dirette – dichiara Pili - sono a conoscenza del fatto che gli australiani hanno effettivamente avviato le azioni di carotaggio in tutte le discariche a cielo aperto del Sulcis e che hanno svolto anche le prime analisi con i tecnici dell’Igea. Furono gli stessi tecnici sardi a constatare l’uso abnorme di cianuro per il possibile processo di lavorazione ed estrazione di piombo e zinco. E alla segnalazione dell’anomalia dei quantitativi di cianuro gli australiani dissero di essere esperti in questa materia. Qualcosa stava trapelando e le proteste per la presenza degli australiani nei cantieri furono sempre più insistenti. Una missiva riservata dell’assessorato dell’Industria suggerì l’allontanamento temporaneo degli australiani. Ma ora che dai verbali della borsa di Londra emergono date e comunicazioni formali si alza un velo gravissimo su tutta la vicenda”.

SARDINIA GOLD MINING FALLISCE A MARZO DEL 2009, MORRIS RICOMPARE IN SARDEGNA OTTO MESI DOPO PER IL NUOVO AFFARE
“Il fallimento della Società Sardinia Gold Mining S.p.a., è stato dichiarato in data 5.3.2009, la comunicazione alla Borsa di Londra per l’avvio dei progetti con la Regione Sardegna nelle aree minerarie dismesse è del 16 dicembre 2009. Chi ha portato gli australiani sulle bonifiche del Sulcis? Chi aveva rapporti “forti” con la Regione Sardegna tanto da dichiararli in pubblica Borsa di Londra? E come è stato possibile collaborare e affidare un progetto come quello minerario del Sulcis alle stesse persone che hanno raso al suolo Furtei, scappando dopo un fallimento sospetto senza bonificare niente? Chi ha consentito che questi signori uscissero gratis dal fallimento e rientrassero dalla porta principale della Regione per tentare l’ennesima speculazione?” “Si tratta – denuncia Pili nell’interrogazione Parlamentare - di un’operazione internazionale speculativa senza precedenti, giocata su false comunicazioni sociali, su relazioni non cristalline e su accordi sottobanco che dovrebbero indurre il Ministero degli Esteri e non solo ad approfondire come sia stato possibile che società estere potessero e possano operare con tanta disinvoltura in Italia tanto da presentare attraverso gli stessi personaggi un piano di sviluppo ex novo attivato grazie al via libera della Regione, già truffata dagli stessi con un buco finanziario senza precedenti a carico della Sardegna”.
“Non intendo replicare a nessuna delle dichiarazioni di esponenti politici che hanno parlato senza avere titolo e solo perché al servizio del padrone. Ho letto, invece, dichiarazioni di chi afferma di essersi dissociati dalla Sardinia Gold Mining, dopo averla guidata. Anche questa affermazione non merita commento. Resta il quesito su come sia stato possibile che gli stessi signori, Mr. Morris per esempio, siano ricomparsi nel dicembre 2009 e abbiano avuto il via libera dalla Regione per iniziare un’azione speculativa potenzialmente analoga a quella di Furtei? Si eviti di affermare di non conosocere. Oltre ad essere poco credibili si sarebbe immediatamente smentiti da documenti eloquenti contenuti negli stessi report a disposizione delle trimestrali della Borsa di Londra”.

INTERVENGA LA PROTEZIONE CIVILE NAZIONALE SEGNALAZIONE ALLE AUTORITÀ INTERNAZIONALI
“Il governo nazionale non può stare a guardare e per questo motivo deve immediatamente:
1) far intervenire la protezione civile nazionale sul sito di Furtei, privo di qualsiasi guardiania e concreta messa in sicurezza considerato che il sottoscritto ha avuto accesso decine di volte in quest’ultima settimana nel lago di cianuro nelle campagne tra Furtei e Guasila senza che nessuno contestasse l’ingresso o lo impedisse ( documentazione video e fotografica);
2) verificare il totale abbandono del sito, il mancato avvio di qualsiasi tipo di seria bonifica del sito stesso, il pericolo imminente di tracimazioni legate al periodo invernale prossimo e attivare una verifica puntuale e una piena assunzione di responsabilità delle istituzioni;
3) verificare il rispetto delle normative nazionali considerato che già nel 2002 e 2003 il sottoscritto in qualità di Presidente della Regione dispose il piano delle bonifiche e la mappa dei rischi includendo proprio il sito di Furtei tra quelli potenzialmente inquinati a rischio di incidente rilevante classificato come attività a rischio di incidente rilevante ai sensi dell’art.6 e 8 del Dlgs 334/99;
4) segnalare alla Borsa di Londra la reale situazione dei rapporti societari tra la King rose Mining e istituzioni italiane al fine di evidenziare l’inesistenza di progetti seri e credibili sul territorio nazionale;
5) segnalare a tutte le autorità competenti il grave rapporto che viene dichiarato sulle comunicazioni sociali relativamente a “una forte rete di contatti governativi e societari” da millantare o dichiarare consorterie giocate sulla pelle dei sardi e dell’ambiente.
Conferenza Stampa Hotel Panorama, Cagliari